Skip to main content

Perché la Rai latita sulla prima guerra mondiale?

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento del direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi.

Cent’anni fa scoppiava la prima guerra mondiale. Un conflitto sanguinoso che ha cambiato il corso della storia e ridisegnato, da cima a fondo, la cartina geografica dell’Europa e che ha anche prodotto due grandi eresie politiche totalitarie che hanno devastato il Ventesimo secolo: prima il regime comunista sovietico e poi, come contraltare, l’altra dittatura mortifera, il nazismo e fascismo. Se non si capisce questa pagina belluina della storia, non si riesce nemmeno a comprendere il tempo presente. Purtroppo la scuola non svolge un’adeguata azione informativa al riguardo.

IL RUOLO DEL SERVIZIO PUBBLICO

Le giovani generazioni quindi non sanno che cosa è successo allora. E come mai dall’assassinio di un re a Sarajevo, fatto da un singolo esaltato, sia potuta uscire una carneficina che ha causato 9 milioni di morti fra i soldati (seimila morti al giorno) e 8 milioni di mutilati e di invalidi. Per celebrare l’evento e farne percepire il significato il ruolo della tv pubblica dovrebbe essere determinante. Oltretutto la Rai percepisce un canone proprio per metterla al riparo dalle angosce degli ascolti (che si possono pure fare anche con produzioni di qualità). I talk show e i serial li fanno anche le tv private che non chiedono a nessuno il canone.

IL RICORDO DI FRANCE 2

Mentre la Rai latita sulla prima guerra mondiale, France 2 ha mandato in onda lo stupendo Apocalisse, la prima guerra mondiale, una serie di cinque episodi di 52 minuti ciascuno tratta da 500 ore di film originali trovati negli archivi di tutto il mondo. Questo materiale è stato accuratamente colorato a mano (allora, infatti, le pellicole erano solo in bianco e nero) è sonorizzato con grande cura, conferendo al documento originale, storico, una qualità quasi contemporanea.

Quest’opera così complessa dimostra che France 2 non ha improvvisato il lavoro, che è anzi il frutto di una programmazione costosa, autorevole e programmata. Un anniversario, del resto, non è un caso di cronaca che capita improvvisamente e quindi comporta interventi informativi affannosi, ma è un’occasione prevedibile, che si può e deve programmare.

Purtroppo la Rai, in tutt’altre faccende affaccendata, ha preferito astenersi anziché varare produzioni storiche all’altezza degli imponenti finanziamenti derivanti dal canone. Per essere all’altezza non basta una fiction o una benignata.

Leggi il commento su Italia Oggi


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter