Sembra che per realizzare il suo progetto politico, Silvio Berlusconi dovesse fallire e delegare (virtualmente) le sue idee e i suoi progetti all’avversario, che oggi sembra invece il suo miglio amico e alleato: il Partito Democratico (PD). Anzi, per essere precisi, non il PD, che ha forti mal di pancia e grande smarrimento, ma il Segretario-Primo Ministro, Matteo Renzi.
I contrasti con le Parti Sociali, specialmente con il sindacato della Camusso, sembrano proprio quelli dell’epoca Tremonti–Berlusconi. Toni di sfida e di autosufficienza: “si lamentano? Ce ne faremo una ragione” ha detto a Che tempo che fa sembrava Maria Antonietta nella vulgata “il popolo ha fame? Dategli le Brioches“.
Matteo Renzi è il prodotto dell’epoca di Berlusconi: strafottenza, battuta facile, voglia di comandare senza avere dissenso, pressapochismo nelle proposte buttate là come gli slogan pubblicitari e poi tanta facciata, fatta di comunicazione studiata, posizioni e battute ricamate. Ultima scenetta la fuga dal G7 con un bidone poco diplomatico al Re d’Olanda. Siamo sicuri che quando è arrivato a Roma deve aver fatto davvero tante cose rivoluzionarie che non potevano aspettare il giorno successivo: cose non pervenute.
Ultima ciliegina sulla torta per Berlusconi è la decisione (in realtà una proposta) di Renzi di dare poteri al Presidente del Consiglio ora non esistenti, ossia la possibilità di rimuovere un ministro senza dover passare dal Parlamento per la mozione di sfiducia. Un passaggio caro all’ormai ex Cavaliere, che prepara il percorso verso un presidenzialismo che è innaturale per la nostra storia repubblicana e che, francamente, non è nemmeno auspicabile, proprio in virtù della nostra storia e della ratio che ha guidato la stesura della Costituzione.
L’Italia cambiaverso, con il PD di Renzi, a destra mano nella mano con Silvio Berlusconi. Con un programma che non sembra rispettare né i valori del PD né il programma elettorale di Italia Bene Comune (epoca Bersani) e nemmeno quello di Renzi delle Primarie: schizofrenia o che?