Il documentone di Cottarelli (molto ben retribuito per il lavoro che sta facendo) vale la pena di leggerlo perché in fin dei conti ci dà una bella – si fa per dire – visione con tanto di numeri e torte di come siamo messi e delle possibilità di eliminare sprechi. Infatti come dice Renzi le misure in fase di studio per attuare la spending review che poi deciderà la politica sotto la guida del commissario non risparmiano quasi nessuno, tranne le spese per l’istruzione che sono esentate da tagli. Ben evidenziati sono gli esorbitanti stipendi dei manager pubblici, le cui retribuzioni ci auguriamo, potrebbero subire un ridimensionamento per consentire al Premier Renzi di mettere in atto il tanto auspicato aumento in busta paga destinato ai lavoratori.
Uno dei punti dolenti del malumore degli italiani infatti si esprime nell’aumento della sfiducia verso i manager e l’ipotesi ragionevole di riduzione degli stipendi dei dirigenti della PA è come sempre accompagnata da numerose polemiche, soprattutto alla luce delle cifre rese note dalla Cgia di Mestre. I dati mettono il luce come la retribuzione di un top manager pubblico corrisponda a circa 13 volte il reddito pro capite dei cittadini. Costoro da cui si spera di ricavare almeno 500 milioni di euro non dovrebbero soffrirne più di tanto. Secondo le tabelle di Cottarelli, che abbiamo ben ben studiato infatti, le retribuzioni dei dirigenti apicali sono, in media, 12,63 volte il reddito pro capite dei cittadini italiani. Si tratta di cifre che evidenziano non solo un netto gap tra quanto percepito dai vertici delle aziende statali e i lavoratori, ma anche una evidente disparità tra quanto avviene in Italia e le retribuzioni medie dei dirigenti pubblici negli altri paesi europei.
Per fare un paragone, basti pensare che, in Gran Bretagna, ammontano a poco più di otto volte il reddito pro capite, in Francia a circa sei e in Germania a cinque. I dirigenti di prima fascia, invece, percepiscono, mediamente, 10,17 volte lo stipendio di un comune cittadino, in Gran Bretagna di quasi sei, in Francia di cinque e in Germania di quattro. Insomma si può e si deve tagliare .E udite udite, dalla lettura sempre del documentone, la spendiw review della sanità passa anche attraverso la riorganizzazione del management, a partire dai processi di selezione basati sulla ricerca di performance in grado di garantire un notevole risparmio di risorse.
Lorenzin Ministro della salute annuncia così una riprogrammazione del sistema sanitario attuata nell’arco di due o tre anni, imponendo regole uguali per tutti e, soprattutto, concedendo incarichi dirigenziali secondo principi ferrei di selezione per rimettere in piedi aziende che hanno perso non solo parecchi miliardi ma anche la fiducia,ovviamente, dei cittadini. Pare che le nuove misure concordate con il Ministro Madia appunto per la selezione, porteranno a un taglio della spesa fino a fino a 7 miliardi di euro solo nel 2014, procedendo con un risparmio di 18,1 miliardi per il 2015 e 33,9 per il 2016.Bene ,andate avanti signore Ministri!