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Ora i manager, ma i compensi della Rai?

panem et circensessi tagliano i compensi dei manager ma non quelli delle star della televisione di stato. sulle casse pubbliche gravano tanto i primi quanto i secondi. lascia indifferenti il rischio che quelli che, un tempo, venivano chiamati boiardi di stato migrino all’estero, mentre per i grandi nomi della tv al solo parlare di compensi vengono giù le mura. e che dire dei calciatori? la loro remunerazione non pesa sul bilancio dello stato, ma è invero sorprende come le stratosferiche cifre che le squadre sono pronte a pagare per questo o quell’atleta non abbiano mai scandalizzato nessuno. l’austerità vale per tutti ma non per gli dei del pallone. come mai? forse, la benevolenza con cui vengono accolti i cachet della tv e del calcio è dovuta al fatto che si tratta di carriere agognate da tutti. così si rispetta chi ce l’ha fatta. oppure è la gratitudine per i sollazzi quotidiani che ci regalano calcio e tv; mentre tutti sbraitiamo per la scarsa qualità dei servizi erogati dalle imprese gestite dai manager di stato: la furia giacobina potrebbe essere dovuta alla insoddisfazione per i risultati che non si vedono, con la conseguenza che i compensi milionari appaio ingiustificati. rimane che, nella comune percezione, il tetto ai compensi dovrebbe valere per chi è chiamato ad assumere ruoli di grande responsabilità nella gestione della cosa pubblica mentre può essere tranquillamente sforato per i giullari. cosa altro attendersi da un popolo che, da millenni, è cresciuto a panem et circenses?

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