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Perché per Obama il gas è un’arma strategica

Il viaggio che il Presidente americano Barack Obama ha in corso in Europa si è snodato attraverso una serie di appuntamenti di straordinario rilievo: Vertice straordinario del G7 ad Amsterdam per decidere le sanzioni contro la Russia per la vicenda della Crimea; Summit sulla sicurezza nucleare a L’Aja; Summit UE-Usa ed incontro con il Segretario generale della Nato a Bruxelles. Quindi tappa in Italia, per la visita in Vaticano a Papa Francesco ed a Roma per incontrare il Presidente della Repubblica ed il Premier Matteo Renzi. Il viaggio proseguirà in Arabia Saudita.

ALLEANZA USA-UE

“Il mondo è più sicuro quando Ue ed Usa sono una sola cosa”: bastano queste parole, pronunciate dal Presidente americano Barack Obama nel corso della conferenza stampa tenuta al termine del Summit UE-USA per comprendere il senso del viaggio. Era forse meglio quando si stava peggio: per gli Usa, la tentazione di tornare al passato sembra essere davvero forte. E’ preferibile ripiegare sulle frontiere orientali della Unione europea, magari cercando di allargarla all’Ucraina, ben sapendo di sfidare così Mosca su un terreno delicatissimo. Questa decisione sembra ormai inevitabile, visto che la frontiera più avanzata, volta a contenere da presso Russia e Cina, si è dimostrata indifendibile: Afganistan ed Irak sono stati abbandonati al loro destino, dopo un decennio di guerre tanto dispendiose quanto inutili.

NEMICO RITROVATO

Il fatto di ritrovare un nemico come la Russia di Putin, forte e visibile politicamente e militarmente, se anche sembra riesumare il desueto armamentario lessicale della guerra fredda, ha l’innegabile vantaggio di consentire il ricorso ad istituzioni, regole e codici di comportamento consolidati ed affidabili. Un tereno di confronto solido, ben conosciuto: solo tornando alle dispute diplomatiche, ai principi del diritto internazionale, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, alle previsioni del Trattato istitutivo della Nato ed alle gerarchie militari del Pentagono si possono lasciare alle spalle gli anni di un terrorismo islamico inafferrabile, i conflitti irregolari, l’opacità che inevitabilmente aleggia sulle incursioni dei droni, le operazioni coperte e le controinsurrezioni. Terreni, questi sì, davvero infidi. Di certo, è comunque più facile crearsi presunti nemici che sconfiggere quelli veri.

CAMBIAMENTO DI SCENARIO

Il pericolo russo, stigmatizzato dalla accettazione della secessione crimeana, cambia innanzitutto le priorità per l’Europa, che viene richiamata dagli Usa a responsabilità maggiori. Cambiato lo scenario, il nuovo raccordo militare tra Usa ed Europa offusca il ruolo della Germania. Non solo se ne ridimensiona l’ingombrante leadership sull’Unione europea, in ciò agevolati dalla decisione della Gran Bretagna di tenersi fuori da tutte le iniziative franco-tedesche volte ad evitare l’implosione dell’euro, dal Fondo Salvastati al Fiscal Compact, alla Banking Union, quanto si punta a riassorbire le normative europee nell’ambito di un comune quadro regolamentare da realizzare nell’ambito del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Così facendo, si ripropone lo storico, duplice ruolo che gli Usa hanno avuto nel secondo dopoguerra nei confronti dell’Europa: essere al tempo stesso una ineludibile sponda politico-militare ed il principale partner economico.

Il rafforzamento delle relazioni geopolitiche con l’Europa attraverso una riedizione della guerra fredda, e la realizzazione di una piattaforma di normative transatlantiche comuni sul piano economico e finanziario, porterà a diluire l’ambizione dell’Europa di farsi Unione politica.

LA VISITA IN ITALIA

Per quanto riguarda la visita in Italia, era stata programmata da lungo tempo, principalmente per incontrare il nuovo Papa. Considerato il contesto, è presumibile che la questione degli approvvigionamenti di gas dalla Russia sia stata ampiamente approfondita, così come quella degli armamenti dell’Aeronautica. Il Governo Renzi ha guardato con attenzione al modello americano e alle strategie di sostegno all’occupazione adottate dalla Fed e dall’Amministrazione Obama: il Jobs Act di cui si parla ha tratto spunto da queste iniziative, piuttosto che dai minijob tedeschi. Troppo poco, comunque, per ricevere più di un sincero compiacimento americano per l’iniziativa. E’ difficile immaginare che in un disegno strategico così ampio e complesso come quello che si sta delineando l’Italia possa avere un ruolo rilevate, in un senso o nell’altro. Neppure la Francia, l’Inghilterra e forse la stessa Germania possono influire più di tanto di fronte alla strategia americana incardinata già da almeno un anno, da quando il TTIP fu annunciato dal Presidente Obama nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Né in Europa né in Italia nessuno ne aveva neppure sentito parlare.

Se, come sembra ormai chiaro, si stanno ridefinendo gli assetti geopolitici che caratterizzeranno i prossimi anni, si tratta di strategie che di certo non si negoziano né si modificano nel corso di un incontro.

TAPPA IN ARABIA SAUDITA

La visita del Presidente americano proseguirà in Arabia saudita. Nello scacchiere arabo-mediterraneo è sfumato nel nulla il “nuovo inizio”, la strategia con cui nel giugno del 2009 Barak Obama, al debutto all’estero nel suo primo mandato presidenziale, voleva rilanciare il dialogo tra due civiltà ritenute incommensurabili: tutto sembra evaporato nella generale destabilizzazione dell’area. Sono allo sbando un po’ tutti i Paesi dell’area: dalla Tunisia alla Libia, dall’Egitto alla Siria, mentre la Turchia è alla ricerca di una nuova leadership neo-ottomana dopo essere stata messa alla porta dall’Unione europea nonostante lunghi anni di alunnato. Anche l’Arabia Saudita ed il Qatar, inverosimilmente, sono in conflitto tra loro. La instabilità è ormai tale da rendere praticamente impossibile la penetrazione di una leadership esterna di Russia e Cina che avrebbero approfittato volentieri della debolezza strategica ed economica degli Usa dopo la crisi del 2008. Neppure per l’Europa c’è spazio.

LA POSIZIONE DELL’EUROPA

Siamo ad un trivio. All’interno dell’Unione, come finora l’abbiamo conosciuta, il peso della Germania si è dimostrato eccessivo: anche la Francia non regge più il peso delle politiche di austerità. Un rinsaldarsi delle relazioni transatlantiche per il timore di un espansionismo della Russia, che pure affievolirebbe il ruolo tedesco all’interno dell’Unione, omologherebbe la Nato ed il TTIP in un contesto indissolubile: l’Europa tornerebbe ad essere solo un avamposto geografico degli Usa. Una nuova Cortina di ferro, a sua volta, potrebbe indurre alla saldatura di Russia, India e Cina, trasformando l’Europa, per la prima volta nella Storia, nella periferia del mondo: schiacciata da est e da ovest.

DIPENDENZA ENERGETICA

In una cronaca della conferenza stampa a Bruxelles, si legge che il Presidente Barak Obama ha rassicurato la Ue sulla dipendenza dal gas e dal petrolio russo confermando l’offerta del gas di scisto attraverso società private già autorizzate. Ha aggiunto che “l’export di gas Usa sarà più semplice” quando ci sarà “l’accordo” di libero scambio con l’Europa. Non è chiaro dalla traduzione se sia stata utilizzata la sintassi della proposizione consecutiva, per cui tra l’accordo di libero scambio e l’export del gas ci sarebbe un nesso non solo di temporale ma di sostanziale condizionalità. L’energia è una risorsa strategica, chiunque ne disponga.

Il fatto è che l’asse franco-tedesco avrà pure posto fine a secoli di guerre sanguinose, ma per miope presunzione tende ad escludere da una parte l’Inghilterra e dall’altra la Russia. Così facendo, l’Europa semplicemente non esiste e Barak Obama, ancora una volta, ne ha preso atto.
Da una parte il timore la guerra fredda con la Russia e dall’altra anche quello degli inverni al freddo finchè non si firma l’accordo di libero scambio con gli Usa. Da Bruxelles il consueto capolavoro. L’Italia, come sempre, dovrà fare da sé.



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