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Politiche sociali alla prova della crisi. Gli indicatori Ocse di marzo

A distanza di oltre cinque anni dalla crisi finanziaria, gli alti tassi di disoccupazione e i mancati redditi contribuiscono a peggiorare le condizioni sociali in molti Paesi dell’OCSE. La capacità dei governi di rispondere a tali sfide è limitata dal consolidamento fiscale delle finanze pubbliche. Tuttavia, i tagli della spesa sociale rischiano di aumentare le privazioni cui sono esposte le categorie più vulnerabili e in futuro potrebbero generare problemi. I Paesi dell’OCSE possono rispondere a tali sfide in modo efficace solo con interventi ben congegnati e sostenuti da adeguate risorse. Sebbene siano state risparmiate dagli impatti più gravi della crisi, le principali economie emergenti fronteggiano sfide differenti. Ciò non significa che l’esperienza dei Paesi dell’OCSE non sia importante per tali economie, che continuano a costruire i loro sistemi previdenziali e a “metterli alla prova” di una crisi economica.

La crisi finanziaria ha contribuito ad accentuare la crisi sociale

Lo sconvolgimento finanziario degli anni 2007-2008 non ha provocato solo una crisi economica e finanziaria, ma anche una crisi sociale. I Paesi che hanno subito le recessioni più intense e più lunghe a seguito della crisi si trovano confrontati a gravi effetti a catena che incidono sulle prospettive occupazionali, sul reddito e sulle condizioni di vita individuali. Quasi 48 milioni di persone cercano lavoro nei Paesi dell’OCSE – 15 milioni in più rispetto al 2007 – e ulteriori milioni di persone affrontano delle difficoltà economiche. Il numero di persone che vive in una famiglia senza reddito da lavoro è raddoppiato in Grecia, Irlanda e Spagna. I gruppi a basso reddito sono stati i più colpiti, alla stregua dei giovani e dei nuclei familiari con figli a carico. (Paesi Ocse 39)

Le ripercussioni sociali potrebbero prolungarsi per anni

In considerazione di risorse familiari sotto pressione e di bilanci di sostegno sociale sotto stretto controllo, un numero crescente di persone dichiara di non essere soddisfatto della propria vita e la fiducia nei Governi è venuta meno. Alcuni elementi sembrano indicare che la crisi potrebbe influire sul benessere futuro della gente nel lungo termine. In effetti, alcune conseguenze sociali della crisi che incidono sulla formazione del nucleo familiare, la fecondità e la salute, si manifesteranno solo nel lungo termine. I tassi di fecondità sono ulteriormente diminuiti rispetto all’inizio della crisi, accentuando i problemi posti dall’invecchiamento della popolazione in termini demografici e finanziari. I nuclei familiari hanno altresì ridotto le spese essenziali, tra cui quelle alimentari, compromettendo il loro benessere attuale e futuro. Una valutazione quantitativa degli effetti di lungo termine sulla salute individuale sarebbe prematura, ma è noto che le difficoltà professionali ed economiche sono responsabili di una serie di problemi di salute, tra cui problemi di salute mentale.

Investire oggi per evitare costi crescenti in futuro

I risparmi di breve termine potrebbero convertirsi in costi molto più alti in futuro e i Governi dovrebbero assegnare la priorità ai programmi basati sugli investimenti. Gli attuali tagli alla spesa sanitaria devono evitare di determinare un aumento del fabbisogno sanitario in futuro. I Paesi più colpiti dovrebbero garantire l’accesso a servizi di qualità per i bambini e prevenire l’esclusione dal mercato del lavoro di chi abbandona la scuola.

I gruppi più vulnerabili

Per essere efficaci, gli investimenti nel settore delle politiche sociali devono essere “incastonati” in adeguati interventi di sostegno a favore dei più poveri. Il mantenimento e il rafforzamento del sostegno dato ai gruppi più vulnerabili devono continuare a essere un elemento essenziale di tutte le strategie volte a favorire la ripresa economica e sociale. I Governi devono programmare ed elaborare interventi che tengano conto di tali indicazioni, poiché l’impatto redistributivo di tali misure può variare notevolmente: ad esempio i più poveri potrebbero essere colpiti in maggior misura dai tagli della spesa pubblica che dagli aumenti delle imposte.

L’indebolimento dei mercati del lavoro lascia poco spazio alle riduzioni della spesa per le indennità di disoccupazione, l’assistenza sociale e le politiche attive relative al mercato del lavoro. Quando i risparmi sono possibili, occorre farli rispettando il ritmo della ripresa economica. In particolare, le prestazioni previdenziali mirate sono una priorità nei Paesi in cui non esistono sostegni di questo tipo, in cui tali prestazioni non sono accessibili o in cui i disoccupati di lunga durata stanno esaurendo i loro diritti di cassa integrazione. Sarebbe opportuno evitare tagli indiscriminati di trasferimenti sociali quali gli assegni per l’alloggio, per i figli e la famiglia poiché tali trasferimenti forniscono spesso un sostegno essenziale ai nuclei familiari dei lavoratori poveri e ai genitori soli.

Una strategia più efficace fondata su obiettivi più mirati può generare sostanziali risparmi e nello stesso tempo proteggere i gruppi più vulnerabili. Tuttavia, è necessario modulare con accortezza la scelta degli obiettivi per evitare di creare incentivi “perversi” che non incoraggiano le persone a cercare un’attività lavorativa. Per esempio, i disoccupati che hanno appena ritrovato un lavoro potrebbero vedere diminuito il proprio reddito o guadagnare poco di più nel passaggio dalle prestazioni sociali a un salario.

Sostegno al lavoro

È indubbiamente necessaria l’elaborazione di misure di sostegno destinate a controllare e a integrare – piuttosto che misure volte a surrogare – la capacità delle famiglie di gestire le proprie difficoltà. A tale riguardo, è particolarmente importante fornire un sostegno efficace al lavoro, sebbene nel breve termine ciò comporti una spesa maggiore a favore delle politiche sociali attive. Le politiche attive del mercato del lavoro e il sostegno alle persone che lavorano dovrebbero essere mantenuti a livelli ragionevoli.  Quando si riscontra un ampio numero di famiglie senza lavoro, l’azione delle politiche deve essere rivolta a garantire che le famiglie siano in grado di beneficiare rapidamente di un miglioramento nel mercato del lavoro, quando questo si verifica. Per esempio, al fine di massimizzare l’efficacia del sostegno collegato al lavoro e degli incentivi, tali misure non dovrebbero essere limitate alle persone che cercano lavoro, ma dovrebbero estenderlo ai partners che momentaneamente non lavorano.

Oltre il rallentamento dell’economia

Per mettere le politiche sociali “alla prova della crisi” e per mantenere un sostegno efficace attraverso tutto il ciclo economico, i Governi devono guardare oltre il recente rallentamento dell’economia. In primo luogo, essi devono trovare modi di risparmiare nei periodi di crescita per essere certi di poter rispondere all’aumento dei costi nei periodi di recessione. Sotto il profilo della spesa, essi dovrebbero collegare maggiormente il sostegno alle condizioni del mercato del lavoro, riducendo, per esempio, in modo credibile la spesa previdenziale durante i periodi di ripresa e trasferendo le risorse dalle prestazioni sociali alle misure attive del mercato del lavoro.

Sotto il profilo delle entrate, i governi dovrebbero fare in modo di ampliare le basi imponibili, ridurre la loro dipendenza nei confronti delle imposte sul lavoro e correggere i sistemi erariali in modo tale da far fronte ad una crescente disuguaglianza sociale. In secondo luogo, i governi devono continuare nelle riforme strutturali dei sistemi di protezione sociale che hanno avviato prima della crisi, la quale ha, in effetti, accentuato la necessità di attuare tali riforme.

Nel settore delle pensioni, per esempio, alcuni futuri pensionati rischiano una maggiore insicurezza nel reddito a causa dei lunghi periodi di disoccupazione in età lavorativa. Nel settore sanitario, le misure strutturali che escludono i servizi inutili e ottengono guadagni di efficienza sono preferibili a tagli non mirati che limitino l’accesso alle cure sanitarie per i più vulnerabili.

La disoccupazione e la mancanza di reddito incidono in modo negativo sulle condizioni sociali in numerosi Paesi dell’OCSE. Il risanamento finanziario limita la capacità dei Governi di rispondere alle sfide economiche. I tagli della spesa sociale potrebbero tuttavia peggiorare le condizioni di vita di coloro che sono più vulnerabili e creare problemi in futuro. Per mettere le politiche sociali “alla prova della crisi” e per mantenere un sostegno efficace attraverso l’insieme del ciclo economico, i Governi dovrebbero guardare al di là della situazione attuale ed elaborare un piano per il futuro.

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