Il governo Renzi sta per compiere il primo mese. Un tempo brevissimo eppure già sufficiente, visto il ritmo frenetico del nuovo presidente del Consiglio, per poter fare un primo bilancio. Formiche.net lo ha chiesto al politologo ed esperto di comunicazione Massimiliano Panarari.
Professore, che effetto le ha fatto vedere siglare la “pace” tra Renzi e e D’Alema?
Sono due personalità molto forti, riflettono due visioni del mondo quasi opposte e appartengono a epoche diverse. D’Alema è la storia della sinistra, Renzi la sua declinazione post-moderna. Eppure c’è un elemento molto forte che li accomuna. Appartengono entrambi alla categoria del “totus politicus”, sono politici integrali in tutto e per tutto. Qui sta la grande differenza tra Renzi, da un parte, e Berlusconi e Grillo dall’altra.
Nelle ultime settimane Renzi e Berlusconi sono stati accostati spesso, soprattutto per la famosa conferenza stampa di Renzi “venditore”…
Molte analisi hanno insistito sulle affinità tra Renzi, Grillo e Berlusconi. Esse esistono nella misura in cui Renzi esprime delle modalità comunicative che si inseriscono in un orizzonte post-moderno inaugurato da Berlusconi e ulteriormente spinto da Grillo. Ma, a loro differenza, la sua provenienza non è lo spettacolo o l’economia mista allo spettacolo. Il percorso renziano è tutto politico. Come per D’Alema, anche per Renzi c’è la rivendicazione del primato della politica nei processi di decision making.
È passato quasi un mese dall’insediamento del nuovo esecutivo. Sta davvero avvenendo la rivoluzione che in molti si aspettano da Renzi?
Un mese è pochissimo rispetto ai tempi geologici della politica italiana per misurare il cambiamento. La richiesta di verifica appare però sensata vista la velocità che ha contraddistinto Renzi e le forti aspettative nutrite nei suoi confronti da parte dell’opinione pubblica. L’elemento da misurare è quindi quanto la gente manterrà questa luna di miele con lui. Al momento l’impressione è che continui. Il presidente del Consiglio è consensus-oriented, si rivolge direttamente al popolo e ha costruito un brand iscrivendosi totalmente nella personalizzazione della politica. Il consenso dell’opinione pubblica è fondamentale per la sua leadership.
A livello comunicativo, la rivoluzione si è avvertita?
Renzi sta facendo Renzi, e il suo stile è simile a quello con cui ha condotto la sua scalata con le primarie e la sua presa del “palazzo d’inverno”. Se si pensa alla tanto discussa e analizzata prima conferenza stampa da premier, si può riconoscere che non c’è mai stato in un luogo così sacrale dal punto di vista politico come Palazzo Chigi, una comunicazione così sfolgorante e sfavillante, post-moderna e post-ideologica. Una comunicazione nata nei Paesi anglosassoni, primo fra tutti da Tony Blair. Qui in Italia invece appare come rivoluzionaria. Ciò è merito indubbiamente del talento da comunicatore di Renzi ma anche del ruolo del suo staff guidato da Filippo Sensi, attento osservatore e conoscitore del mondo anglosassone.
Lei ha parlato di operazione “psico-politica” del governo Renzi. Cosa intende?
Ci troviamo in un’epoca in cui la politica intesa come policies, come risultati, deve ancora venire. E intesa come politics è da tempo in crisi. Prevale la dimensione emozionale, il sentiment diventa la moneta corrente della politica. Quello che manca all’Italia oggi, e che costituisce la sua tenuta sociale, è il guardare al futuro in maniera serena o quasi ottimistica. Così, le promesse fatte da Renzi sono complicate da realizzare ma instillano fiducia nel Paese e questo può avere una ricaduta economica positiva. Un frame analogo a quello della “turbopolitica” degli anni Ottanta.
Quali sono i punti deboli più rischiosi per l’esecutivo?
Il punto debole evidenziato da molti osservatori è quello delle coperture economiche. Aggiungo che quello di Renzi è un governo “one-man-show”, totalmente incentrato sulla sua figura, i ministri con esperienza sono pochissimi e la maggior parte viene vista come collaboratori del premier. Con le sfide epocali annunciate, bisogna vedere se questi stessi ministri avranno le spalle larghe in grado di reggere l’urto. L’ascesa molto rapida di Renzi e il suo stile comportamentale fatto sì di autoironia, dote rara per un politico, ma anche di forte consapevolezza di sé, hanno poi moltiplicato i suoi nemici. Che naturalmente lo attendono al varco.