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Renzi, Bersani e la movida nel Pd

Sull’Italicum ho vinto io, dice Matteo Renzi a Repubblica. Ma l’impressione più che altro è che a perdere sia stato tutto il Pd. Un partito che ancora una volta ha dimostrato di essere lacerato, litigioso, preda di franchi tiratori e colpi bassi. È proprio dai suoi compagni piddini che sembrano arrivare i maggiori pericoli per il premier. Così, paradossalmente, la guida dell’oppisizione al governo sembra guidata da una vecchia conoscenza dell’ex sindaco di Firenze.

È Pier Luigi Bersani a promettere battaglia in Senato sulla legge elettorale. In un’intervista ad Agorà spiega, sì, di voler aiutare il governo ma dice anche che a Palazzo Madama “dovrà cambiare qualcosa” perché “capisco gli accordi” ma non deve avere Berlusconi l’ultima parola.

Il ritorno dell’ex segretario, dopo il pit-stop ospedaliero, ha dato nuovo slancio agli anti-renziani del Pd. Il suo abbraccio con Enrico Letta, che per ora resta in posizione defilata, segna una nuova stagione di revanchismo in salsa democrat? E’ ancora presto per dirlo, ma è Bersani ad apparire in questo momento il candidato più accreditato ed acclamato per riprendersi la “ditta”, dopo l’intrusione “straniera”.

Ironia della sorte ma emblema delle follie Pd è che la forte opposizione interna a Renzi registrata arriva proprio nel momento in cui il rottamatore si appresta a fare la cosa più a sinistra della sua carriera, cioè il taglio fiscale a favore dei dipendenti a basso reddito. Poco importa però se è l’impostazione di fondo a non convincere Bersani e i suoi: destrutturare non significa innovare, fa notare, e “fare movida” nel Paese comporta dei rischi. Una movida che, per la verità, fa ballare tutto il Pd. E il governo con lui.

L’intervista ad Agorà:

Renzi e Bersani al Congresso Pse. Le foto



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