Lacrime e sangue inutili, anni di sacrifici buttati al vento. L’Unione Europea di Olli Rehn ha inserito l’Italia tra i Paesi con squilibri macroeconomici eccessivi insieme a Croazia e Slovenia, mentre ha fatto salve Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro e Romania.
STORIA E NUMERI
E’ inutile ora prendercela con chi ci misura la febbre: il debito pubblico italiano non è stato mai così alto in oltre 150 anni di storia unitaria, avendo raggiunto il 132,6% del pil, mentre il prodotto è ritornato indietro al 2000. Quando si parla di una generazione di giovani persa, di anni di sacrifici buttati al vento, la colpa è delle decisioni politiche adottate in questi ultimi anni: invece di mettere in riga un sistema pubblico fuori controllo, il patrimonio dei cittadini italiani è stato usato come un tesoretto da mungere.
LE COLPE
Immobili, auto, barche, conti correnti, investimenti, tutto è stato tassato per mantenere in piedi un apparato assurdamente costoso ed inefficiente, che serve solo per distribuire prebende, appalti e per trasferire risoese prelevate con la tassazione. Dietro l’apparato della pubblica amministrazione c’è il vero apparato di potere che domina l’Italia, il sistema prenditoriale.
LE ILLUSIONI
Il risanamento proclamato dai Governi Berlusconi, Monti e Letta si dimostra una illusione: anni trascorsi a baloccarsi con la riduzione del deficit pubblico attraverso l’aumento della tassazione. La politica basata sull’avanzo primario del bilancio doveva servire per pagare gli interessi e rimborsare il debito eccessivo: ha drenato risorse dall’economia reale mettendola in ginocchio, ha abbattuto il reddito, i consumi delle famiglie, azzerato i risparmi e gli investimenti, massacrato la produzione industriale.
IL CIRCOLO VIZIOSO
Si è dimostrato per quello che è: un onirico circuito virtuoso. La politica economica, a partire dal 1993, si è basata sulla moderazione salariale: mentre sarebbe servita per recuperare la competitività internazionale ha invece nascosto una ben peggiore realtà, garantendo per anni all’imprenditoria privata profitti elevati senza investimenti adeguati ed al sistema politico un potere basato sulla redistribuzione dei proventi della tassazione senza ridurre le inefficienze.
LE URGENZE
Ci sono questioni da affrontare con urgenza: il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica amministrazione che arriverebbero a 70 miliardi di euro; la disoccupazione giovanile che non è stata mai così alta da che sono tenute le statistiche ufficiali; le sofferenze bancarie che sono il frutto di un sistema economico ormai al collasso. Tutto sembra continuare come se nulla fosse: la Tasi sulla prima casa, e l’aumento ulteriore della scorsa settinama, sono state introdotte con la levità di una nuvola, senza considerare che abbatteranno la tenue ripresa prevista per quest’anno. Nel 2013, il pil è caduto solo dell’1,9%, anziché del 2,4% registrato l’anno precedente, solo per il mancato pagamento dell’IMU sulle prine case e per il ritardo nell’aumento dell’Iva al 22%. Le previsioni di un pil che quest’anno crescerà dello 0,6% sono fondate sul nulla.
COME (NON) RISANARE
Per anni, i governi si sono illusi di poter risanare i conti pubblici aumentando il prelievo sul reddito. Da qualche tempo hanno preso di mira anche i patrimoni, tassando quanto era stato messo da parte dopo che il reddito era già stato tassato. Dopo aver ridotto progressivamente il reddito disponibile delle famiglie, si stanno rendendo improduttivi i risparmi accumulati in immobili, mentre gli investimenti mobiliari non hanno mai recuperato i valori pre-crisi.
UN PAIO DI CONSIGLI
C’è un sistema pubblico onnivoro che dilapida senza sosta le risorse tributarie. Ogni scusa è buona per spendere e spandere: tenere le scuole in condizioni fatiscenti è la maniera migliore per piangere miseria e farsi finalmente rimpolpare i bilanci. Imbianchiamo pure le aule, ma facciamo almeno una seria controriforma che reintroduca nei bilanci comunali l’elenco delle spese obbligatorie, da finanziarie obbligatoriamente, rispetto a quelle facoltative. Altrimenti non cambia nulla: solo carote mediatiche ed altre bastonate fiscali.