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Così il governo Renzi si è ispirato a Maria De Filippi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il cameo di Riccardo Ruggeri apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

L’affermazione Renzi uguale Berlusconi non solo è banale, non è neppure del tutto corretta. Nel ’94 Berlusconi trasformò lo spettatore televisivo in suo elettore, con una geniale modalità di trasposizione di ruoli, attraversando come un raggio laser verde il grande popolo della Destra, da anni in attesa di uscire dalla palude democristiana, venutagli a noia.

ALL’INSEGUIMENTO DI BERLUSCONI
Nei vent’anni del berlusconismo, pure il grande popolo della Sinistra capì che doveva uscire dalla noiosa palude berlingueriana, ma i suoi epigoni (D’Alema e Veltroni) e il cattolico adulto (Prodi) si rivelarono incapaci di farlo. Il mondo stava cambiando velocemente, la politica no, finalmente arrivò la Grande Crisi, «sparigliò» tutte le carte. Si palesò allora un curioso personaggio, Matteo Renzi, non quello che conosciamo noi, il vero Renzi è quello di Crozza. Il grande popolo della Sinistra, da sempre in attesa di un messia, qualsiasi esso fosse, si affrettò ad adottarlo, lo portò subito alla guida del Partito, lui volle come premio una merendina, la premiership del Paese, gliela concessero. Facile, forse troppo facile. In fretta, forse troppo in fretta. E ora eccolo qua.

IL FORMAT DEL GOVERNO RENZI
Lui e il suo Governo sono un tutt’uno: un club di giovani donne, per metà di sesso maschile, molto attrezzate nel multitasking, simili nell’approccio fisico-mentale delle claque ideologizzate dei talk show. Per studiarli dobbiamo però uscire dagli schemi classici della politica e ragionare in termini di format televisivi. Ci provo. Il format del Governo Renzi, a prima vista, non ha nulla di originale, appare più un mix di tanti format diversi, stile Italicum per intenderci. La parte più originale è il suo tweet delle 6,30, un trailer nato per scandire la giornata politica del Paese, un mix fra la previsione del tempo de La 7 (quella ove persino le isobare sono politicamente corrette) e la meditazione mattutina di Papa Francesco in Santa Marta. Ogni giorno c’è una declinazione originale dell’unico concetto renziano che ci sia stato finora disvelato: «trasformare i sogni in progetti». Nessun dubbio che si ispiri all’insuperabile «vogliamo la moviola in campo» di biscardiana memoria, con la CGIL che gioca il ruolo truce di Platini.

LE SBANDATE DEI GIOVANI MINISTRI
Il format non è ancora ben configurato, per cui a volte i giovani ministri, e il loro boss, hanno delle sbandate: il colpo basso di Luca Ricolfi, il «maxi-job (senza la «s»), è stato micidiale, avendo reso vecchio e «mini» il Jobs Act, ancor prima che potesse nascere. Per il vecchio establishment berlingueriano sarebbe stato un uppercut da KO, invece i ragazzi di Renzi hanno una capacità di ripresa straordinaria, grazie alla padronanza del multitasking trovano subito la way out: un tweet (futile, al limite della volgarità) sui marò, e «_avanti un altro», direbbe uno degli ispiratori televisivi del renzismo.

QUALI SCELTE?
L’originale «sezione Sgarbi» del format «Virus», da cui Porro ha saputo estrarre solo la «polpa» colta del professore, lasciando le «bucce» aggressive alle sue apparizioni su altri canali, fornisce ispirazione agli scontri Renzi-Camusso: scegliere fra Irap e Irpef è come scegliere fra Pontormo e Rosso fiorentino. Verrà privilegiato l’aspetto elettorale o l’economia, il breve o il medio-lungo? Oppure si sceglierà il Burri di Città di Castello come mediazione?

LA TV IN POLITICA
Il format «C’è posta per te» gioca un ruolo importante nel «paniere» dei format che vanno a configurare il Governo Renzi: ricordiamo che ha uno share medio del 24%, da 11 anni in prima serata del sabato, con una percentuale molto alta di giovani (dai 15 ai 30 anni). Incredibile. Così «Amici», così «Uomini e donne». È Maria De Filippi (lo dico con sincera ammirazione, mi piace tanto la sua timidezza d’antan), il vero genio della televisione di quest’ultimo decennio. È lei che riesce a disvelare il coatto che c’è in ciascuno di noi, il puttaniere o la shampista che a nostra insaputa siamo diventati. Ci aggiungi una spruzzata del programma della Leopolda, due formulette economiche ramazza-quattrini di Gutgeld e di Farinetti, e il format è configurato.

MARIA DE FILIPPI A… PALAZZO CHIGI
Matteo Renzi l’ha intuito, così ha portato Maria De Filippi a Palazzo Chigi, mentre con il multitasking cerca di portare se stesso nelle case degli italiani, vuole dare dignità politica al nostro «quotidiano», aiutarci a vivere le brutture del momento come una fiction, con narrazioni da favola, non le favole finto colte di Vendola venute a noia, ma quelle fanciullesche dei mitici anni ’70. Vedendolo, mi sento «retrocesso» ad allora, quando prima di cena, nel tinello d’ordinanza, lo ammiravo in tv con i miei figli decenni al fianco, la domenica mi travestivo da Fonzie quarantenne, fasciato dai jeans, col giubbotto di finta pelle, con i capelli finalmente a posto. Con i sogni che un giorno sarebbero diventati progetti.

Il «format Renzi» è a metà dell’opera, sta demolendo il «format Berlusconi», ora deve vedersela col «format Grillo». Da coatto saggio, li osservo.

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