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Rosa è un fiore, non una quota

Quanta confusione. Quanto è difficile per questo paese trovare una guida. Un governo, autorevole e forte, che con visione regoli l’oggi per tracciare un futuro. Prendete la legge elettorale ad esempio. Questione che è finita triturata dentro un minestrone tutto democratico. Con l’aggiunta poi, come se non bastasse, della vinaigrette dell’8 Marzo. E così è stato tutto un emendare, tutto un passo avanti e due indietro, peggio delle processioni della Settimana Santa.
Quando c’è tanta confusione e disorientamento, quando i diritti diventano l’olio e l’aceto rigorosamente “riserva” quelli da Presidio Slow Food, la caricatura moderna del buon senso di Suor Germana, l’unica è di rifugiarsi nel Mito. E scoprire che le donne non hanno proprio bisogno di avere la propria riserva indiana.  Ulisse non riuscì, infatti, a trovare casa senza il filo che Penelope srotolava e tesseva per lui, infaticabilmente, strappandolo alla malia di Calipso. Sinbad, invece, che in ogni porto cercava accasamento, finì per non trovare mai un approdo definitivo, perché l’esercizio di accontentare tutti in nome di una smodata ambizione conduce all’eterno periglio dei più terribili marosi. Un modo come un altro con cui gli Dei puniscono gli eroi che non rispettano le donne e confondono la rosa pensandola quota quando, invece, è solo un fiore.



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