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Supercazzole berlinesi con scappellamenti lussemburghesi

Nello splendido mondo del diritto, dove si può dire tutto e il suo contrario, la sentenza della Corte costituzionale tedesca sul fondo Esm, che segue di un mesetto quella sulla legittimità dell’OMT di Mario Draghi si iscrive d’ufficio nell’affollato universo delle supercazzole: c’è scritto di tutto e quindi può piacere a tutti. Ma (per ora) non serve a niente. O meglio: serve a ribadire che la politica Ue è in qualche modo subordinata a quella degli stati nazionali, in particolare di quello tedesco.

Talché ormai non è esagerato parlare di genere: nelle supercazzole dei giudici berlinesi si scrive peste e corna delle decisioni sovranazionali, salvo poi, alla fine dei conti, bocciare chi ad esse si oppone o, come nel caso dell’OMT, passare il cerino ad altri.

E tuttavia, nelle lunghe declaratorie delle Corte di Karlsruhe chiunque può trovarci quello che più gli abbisogna: i nazionalisti esasperati, i banchieri della Bundesbank, gli alfieri dell’integrazione europea. I giudici di Berlino hanno una buona parola per tutti. Addirittura, in calce alla decisione sull’Omt, c’è anche il parere di due giudici che, sostanzialmente, accusano la Corte di essersi fatta carico di una decisione che non le competeva. Il che aggiunge un’altra categoria alle già numerose che si abbeverano alla sapienza costituzionale tedesca: quella degli incompetenti.

Se poi avete voglia di spendere un poo’ di tempo e leggere l’ultima supercazzola berlinese, quella sull’Esm, leggerete una roba del genere: “Il Bundestag non può acconsentire ad un garanzia automatica intergovernativa o sovranazionale che non è soggetta a rigorosi requisiti e i cui effetti non sono limitati, e che una volta che è stato messo in moto viene rimosso dal controllo e dall’influenza Bundestag”.

Capito l’antifona? D’altronde già altrove la Corte aveva osservato che “la responsabilità sul budget del Bundestag è in particolare violata dal fatto che il trattato Esm stabilisce un’obbligazione sovranazionale per consentire possibili incrementi di capitale”.

In sostanza, se la Germania un domani dovesse essere chiamata a contribuire a un ricapitalizzazione dell’Esm, prima deve essere autorizzata dal Bundestag che, ricorda la Corte berlinese, è l’unico titolare democraticamente legittimato a spendere i soldi dei tedeschi. La qualcosa, alle orecchie più attente, non può che suonare come un triste de profundis sulle speranze di una politica di bilancio sovranazionale. Se un eventuale ministro del bilancio europeo deve chiedere prima al Bundestag se può spingere il pedale della spesa capite bene che, di fatto, una eventuale politica fiscale sovranazionale è condizionata al via libera del parlamento tedesco.

Epperò, alla fine di una lunga analisi, la Corte boccia il ricorso, che peraltro riguardava anche il vari trattati “fiscali” e addirittura il sistema Target 2, beccandosi un robusto scappellamento lussemburghese da parte dell’Esm che risiede nel granducato, proprio come la Corte di giustizia chiamata, sempre dalla corte berlinese, a decidere le sorti dell’Omt, sul quale, sempre i igiudici tedeschi hanno scritto peste e corna prima di scappellarsi, stavolta loro, ai giudici sovranazionali.

Conclusione: il fondo salva stati va bene, ma nei limiti dei suoi 700 miliardi finora fissati come capitale di massima, ai quali la Germania potrà contribuire entro i limiti dei 190 miliardi approvati dal Bundestag. Che è un modo elegante di dire che il futuro delle politiche europee è strattamente in mano ai politici tedeschi.

Altro che cessione di sovranità.



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