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Unicredit, Intesa, Mps & Co, quanto variano la raccolta e gli impieghi. Report Cer

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I dati sul sistema bancario riferiti a gennaio 2014, pubblicati dalla Banca d’Italia, sono in linea con l’andamento di fine 2013. Si intravede un leggero miglioramento, ma la situazione del credito permane ampiamente negativa.

I NUMERI

È da sottolineare che i dati di gennaio di impieghi e sofferenze (soprattutto quelli riferiti alle imprese) contengono una discontinuità statistica nella serie storica. Poiché non è ancora possibile effettuare una pulizia dei dati. Al netto di queste discontinuità, la situazione rimane difficile sul fronte dei prestiti e delle sofferenze, ma anche la raccolta segna una nuova flessione. I tassi di interesse si muovono in ordine sparso, con una prevalenza all’aumento, segnando un rimbalzo dopo i cali dei mesi precedenti.

IMPIEGHI
Le variazioni su base annua degli impieghi vivi (impieghi al netto delle sofferenze lorde) registrate a gennaio 2014, segnalano una sostanziale stazionarietà in territorio negativo per le famiglie e un miglioramento per le imprese, ma quest’ultimo dato è viziato dal salto di serie, senza il quale il miglioramento sarebbe stato limitato a qualche decimo di punto. Quindi, avendo in mente questa particolarità, i dati destagionalizzati mostrano un calo dei prestiti alle famiglie che si attesta al 2,0 per cento, sostanzialmente invariato, e una contrazione del 7 per cento per il settore produttivo (imprese non finanziare e famiglie produttrici), in miglioramento grazie al salto di serie.

LE VARIAZIONI

È da rimarcare che nonostante la discontinuità statistica, che ha influito in modo positivo sul dato di gennaio, la variazione annua registrata per il settore produttivo rimane ancora profondamente negativa. Solo il dato di febbraio, che sarà omogeneo a quello di gennaio per la base statistica, potrà dare indicazioni più chiare sull’andamento reale dell’indicatore.
Questi andamenti si riflettono sul dato globale, anch’esso viziato dal salto di serie, che a gennaio mostra un miglioramento, segnando però pur sempre un -5,4 per cento annuo.
Quindi, i dati di inizio 2014, seppur non facilmente confrontabili con quelli dei mesi precedenti, mostrano una situazione sostanzialmente immutata per il credito. È ancora impossibile, allo stato attuale, indicare l’avvicinarsi dell’inversione del ciclo del credito.

SOFFERENZE
Sono da considerare anche l’ultima variazione annua e l’ultima variazione trimestrale annualizzata delle sofferenze totali e settoriali. Rispetto al precedente Aggiornamento le variazioni sono in peggioramento, ma anche in questo caso ha un peso determinante il salto nella serie storica, soprattutto per il dato riferito alle imprese. Al netto di questa particolarità statistica, come
riferito dalla Banca d’Italia, la variazione sarebbe stata sostanzialmente identica a quella precedente.
I dati riferiti alle famiglie sono meno viziati rispetto a quelli delle imprese. Si nota, rispetto al precedente Aggiornamento, un miglioramento per le famiglie consumatrici e un peggioramento per le famiglie produttrici. Le variazioni rimangono comunque a doppia cifra e ampiamente superiori al 10 per cento.
La normalizzazione delle elaborazioni per le imprese e per il totale delle sofferenze comincerà a partire da marzo, quando potremo pubblicare la variazione trimestrale annualizzata priva di salti di serie.

RACCOLTA
La raccolta bancaria si è contratta a gennaio su base annua, -2,9 per cento. I dati mostrati non hanno subito modifiche statistiche e sono pienamente coerenti con il passato.
Una forte influenza negativa sul dato complessivo continua a provenire dall’andamento delle obbligazioni, in contrazione del 10,5 per cento, se considerate al netto di quelle possedute dal sistema bancario.
Anche a gennaio si sono contratte sia la raccolta a breve che quella a lungo termine, rispettivamente -2,2 per cento e -4,1 per cento. In miglioramento la variazione della raccolta a lungo termine al netto delle obbligazioni detenute dalle banche, che si è risalita fino al -0,2 per cento. Nel dettaglio, i depositi continuano a crescere, e riconquistano qualche decimo (+2,7 per cento). Tra le forme di deposito, come previsto, solo quella dei depositi in conto corrente cresce a buoni ritmi, peraltro in miglioramento (+3,8 per cento), mentre le altre forme di deposito rallentano ulteriormente a gennaio, rimanendo per poco in territorio positivo. Si è esaurita la forza propulsiva dei depositi a più lunga scadenza (+1,9 per cento i depositi a durata prestabilita e +0,7 per cento i depositi rimborsabili). In contrazione i Pronti Contro Termine, mentre le obbligazioni bancarie, come anticipato, segnano ancora una profonda contrazione (-10,5 per cento), la decima contrazione consecutiva superiore al 9 per cento su base annua.
La contrazione delle obbligazioni procede di pari passo con quella degli impieghi. Le banche, prestando di meno, hanno meno necessità di finanziarsi, anche perché il funding gap è in veloce contrazione.
La contrazione della raccolta, quindi, sembra più frutto del credit crunch, e quindi delle minori necessità di fondi da utilizzare, e del riposizionamento degli investimenti verso forme più redditizie da parte delle famiglie, che una conseguenza della congiuntura economica.

TASSI D’INTERESSE
I tassi di interesse rilevati a gennaio 2014 si muovono in ordine sparso. Quattro tassi salgono e due scendono. Le variazioni in aumento sono più intense e vengono dopo alcuni mesi di contrazione.
Il tasso interbancario overnight continua la lentissima risalita e segna 0,14 per cento. Il tasso sulle nuove emissioni obbligazionarie rimbalza di tre decimi e arriva al 2,81 per cento. In leggera riduzione il tasso sui depositi, ormai al di sotto dell’1 per cento, mentre sale ancora il tasso sui pronti contro termine, 1,58 per cento.
Il tasso medio sui nuovi mutui rimane immutato al 3,5 per cento, il dato più basso degli ultimi 12 mesi, mentre il tasso di interesse sul credito al consumo rimbalza di quasi quattro decimi attestandosi al 6,55 per cento.
Riprende a calare dopo la pausa di dicembre il tasso sui nuovi prestiti alle imprese, che scende al 3,41 per cento.

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