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Volo Malaysia Airlines, perché l’attenzione ora si sposta a Ovest

Quando sono trascorsi sette giorni dalla scomparsa del volo MH370 della Malaysia Airlines diretto da Kuala Lumpur a Pechino le ricerche si spostano a ovest. Secondo quanto rivela la Reuters, i radar militari avrebbero riscontrato un cambio di rotta del Boeing 777. L’aereo con a bordo 227 passeggeri e 12 componenti dell’equipaggio, spiegano le fonti dell’agenzia, avrebbe lasciato la rotta verso nord tra la capitale malaysiana e quella cinese dirigendosi a occidente seguendo una corridoio usato dai voli commerciali diretti verso il Medio Oriente e l’Europa.

Il percorso seguito potrebbe essere un indizio delle conoscenze di volo di chi era ai comandi. La guardia costiera indiana, ultimo Paese a unirsi alle forze di soccorso multinazionali che oggi vedono impegnati 13 Paesi, sta setacciando le acque nel mare delle Andamane e parte del Golfo del Bengala. Anche l’attenzione di Stati Uniti e Malaysia sembra concentrarsi sull’Oceano Indiano.

Ufficialmente il velivolo è scomparso dai radar alle 01:30 di sabato, ora locale (le 16:30 in Italia), mentre sorvolava il Golfo della Thailandia. Già mercoledì il capo dell’aviazione malaysiana aveva sottolineato come un aereo non identificato intercettato dai radar militari attorno alle 02:15, 200 miglia a nordovest dell’isola di Penang, parte occidentale della Malaysia, sarebbe potuto essere il Boeing scomparso.

La posizione, sottolinea una quarta fonte citata dalla Reuters, rappresenta il raggio massimo di ricezione dei radar militari malaysiani in quella parte del Paese. Kuala Lumpur ha quindi chiesto i dati rilevati da thailandesi, da indonesiani e  indiani. Tuttavia, scrive l’Associate Press, l’aviazione thailandese ha spiegato che mentre i radar secondari, ossia quelli che ricevono un segnale dall’aereo, lavorano 24 ore su 24, quello primari, ossia quelli che non dialogano con il velivolo, sono spenti la notte in alcuni punti. Lo stesso, ha spiegato un ufficiale in congedo dell’aviazione indiana, avviene per i sistemi sulle isole Andamane e Nicobare.

Sulla stampa statunitense si parla invece dei segnali che il Boeing avrebbe continuato a inviare fino a a quattro ore dopo la scomparsa. Forse addirittura fino a cinque ore dopo, L’ultimo dato, raccolto da uno dei satelliti gestiti dalla società britannica Inmarsat, arrivò quando l’aereo risultava sopra il mare, ad un’altitudine di volo definita “normale”, il che lascia pensare che almeno fino a quel momento il velivolo fosse intatto. Proprio i segnali intermittenti rilevati da Inmarsat, spiega il New York Times, potrebbero servire per di stabilire la posizione del mezzo.

Le nuove rivelazioni non fanno che aggiungere confusione alla confusione. Voice of America riferisce di un possibile testimone oculare, un uomo neozelandese che dice di aver visto un mezzo in fiamme dalla piattaforma petrolifera su cui lavorava. Come spiegato da Nguyen Ngoc Hung, direttore del dipartimento vietnamita per gli affari esteri, le dichiarazioni di Michael McKay sono stati girate alle autorità per essere analizzate.

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Dalla Repubblica popolare intanto un gruppo di sismologi della University of Science and Technolgy of China, ha annunciato di aver rilevato un sisma di lieve entità tra il Vietnam e la Malaysia. La rilevazione potrebbe essere compatibile con quella di un aereo che si schianta sull’acqua. La scossa è stata registrata verso le 02:55 dell’8 marzo, circa 150 chilometri a sud del Vietnam. “Non si tratta di una zona sismica. Considerati tempo e luogo dell’evento potrebbe essere legato alla scomparsa del volo MH370”, si legge nel comunicato secondo cui se i dati dovessero rivelarsi collegati al Boeing, lo schianto potrebbe essere stato “catastrofico”.

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