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Andrea Viganò, l’uomo che pilota l’avanzata di BlackRock in Italia

L’ultimo assalto è andato in direzione di Banco Popolare, nel cui azionariato il fondo Usa BlackRock si è portata al 6,85%. Ma la roccia nera ha tentacoli ovunque tra le società quotate di Piazza Affari: il 5,75% in Mps, intorno al 5% in Atlantia, Prysmian, Intesa, Azimut, Ubi. Partecipazioni rilevanti in Telecom, Enel, Fiat, Generali, Mediaset, Ferragamo, Pirelli, Diasorin, Snam, Tenaris, Luxottica, Popolare di Milano.

IL RUOLO DI VIGANO’

E l’avanzata non è finita. Tutt’altro. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi alla stampa Andrea Viganò che in BlackRock è responsabile per l’Italia e in tutte queste operazioni ha messo lo zampino. Ma chi è questo manager giovane e brillante che crede, e molto, nel Belpase? Intanto il curriculum racconta che Andrea Viganò, managing director e country head per l’Italia di BlackRock, si occupa della gestione e dello sviluppo del business della società con alcune delle principali istituzioni europee. “Costruire business” è la voce sintetica che descrive la sua specialità nel suo profilo LinkedIn. La sua carriera è iniziata nel 1990 a Londra, dopo il master alla Kellogg School of Management della Northwestern University. Fra il 1991 e il 2000 Viganò lavora nell’investment banking di Societé Générale a Parigi e New York. Poi passa in Merrill Lynch Investment Managers, dove si occupa dello sviluppo del business del mercato italiano; nel frattempo, nel 2001, la società confluisce in BlackRock fino alla fusione nel 2006. E pur essendo entrato da un ingresso laterale, Viganò si fa strada, diventando responsabile per il sud Europa del gruppo e si occupa di sviluppo e mantenimento delle relazioni in Francia, Italia, Spagna e Portogallo. Oggi è membro del comitato esecutivo per l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) e fa parte dei comitati Global human capital e Leadership.

LA STRATEGIA DI VIGANO’

“Mai abbiamo chiesto o chiederemo di avere un nostro rappresentante nel consiglio di una società quotata – ha detto Viganò al Sole 24 Ore – Oggi l’Italia, per BlackRock, è una grande opportunità di investimento”.

Ma un’affermazione del genere fa paura, in un Paese dove le società non si quotano in Borsa per non cedere sovranità e dove un investitore straniero è uno speculatore per definizione. “È proprio qui il problema – ha detto ancora Viganò al Sole – In Italia, per tante ragioni, c’è scarsa conoscenza di chi opera sui mercati, delle differenze sostanziali tra gli investitori di lungo termine come noi e gli speculatori a breve come gli hedge fund, tra gestori passivi e investitori attivisti”. Di più se parliamo di un gruppo come BlackRock, 4.300 miliardi di dollari di attività in gestione, ovvero dieci volte la capitalizzazione totale di Borsa Italiana, e poco meno di quella del Nasdaq.

QUANTO HA COMPRATO LA ROCCIA NERA

In ogni caso BlackRock è davvero un investitore di lungo corso che dal 2000 è arrivato a gestire 58 miliardi di euro in Italia. “Il grosso degli investimenti effettuati sulla Borsa Italiana viene dall’estero – continua Viganò sul Sole – l’Italia, il suo mercato, le aziende medie e grandi dell’energia, delle telecomunicazioni, del credito o del settore manifatturiero sono estremamente attraenti non solo in termini di valutazioni, ma anche per fattori speriamo più strutturali, come le riforme e le privatizzazioni. Noi siamo il consulente, il collettore e il gestore di questa domanda: il nostro obiettivo è far guadagnare i clienti investendo solo in un’ottica di lungo periodo, senza condizionare i manager, influenzare l’azionariato o orientare le scelte delle aziende. Non siamo raider, speculatori o partner di questa o quella cordata, come purtroppo alcuni ci hanno dipinto. Non abbiamo trading proprietario, non abbiamo conflitti di interesse e neppure un unico centro decisionale o regia centralizzata sugli investimenti: ogni fondo decide autonomamente, esegue le richieste dei clienti, e vota nelle assemblee in piena indipendenza e sulla base delle raccomandazioni di voto delle società di proxi. Mai abbiamo chiesto o chiederemo di avere un nostro rappresentante nel consiglio di una società quotata». Nessuno speculatore dietro la pietra nera: clienti equamente divisi tra istituzioni finanziarie, banche e assicurazioni, e privati.

GLI STRANIERI CREDONO NELL’ITALIA

Viganò – l’italiano d’America – si rammarica del fatto che solo in Italia si fantastichi su quote salite sopra il 2%, e sottolinea a più riprese la normalità dell’avanzata di BlackRock, che poi ha il torto di essere una sorta “di benchmark per gli investitori internazionali, al punto che spesso il mercato ci segue sui mercati e sui titoli in cui investiamo”. Tanto che persino l’Economist lo scorso dicembre aveva lanciato strali contro la fine del pensiero critico nella gestione del risparmio, proprio a causa della piattaforma Aladdin di di BlackRock che viene utilizzata da tutte, o quasi, le banche d’affari per orientare le proprie scelte. Ma le scelte di BlackRock si basano su “fattori tecnici, prospettive di redditività, valutazioni dei titoli, governance delle aziende, affidabilità e liquidità dei mercati. Siamo consulenti dei clienti, operatori di mercato e veicolo di crescita per le piazze finanziarie e per le stesse aziende in cui investiamo. Non siamo attivisti e non vogliamo condizionare i board”.

LUPO DI WALL STREET?

Per il resto le gestioni di BlackRock sono per lo più passive – quindi non condizionabili e quelle attive hanno il solo obiettivo di battere il benchmark. Cosa c’è dietro l’avanzata? Solo la previsione di una ripresa. “A New York come a Tokyo, Londra, Pechino o Nuova Delhi, c’è evidentemente molta più fiducia sull’Italia di quanta ne abbiamo noi italiani”.

I PICCOLI DA TUTELARE

E Viganò presta attenzione non solo ai grandi numeri degli istituzionali, ma anche ai piccoli risparmiatori. Lo Lo dimostrano, per esempio, le dichiarazioni che aveva rilasciato un anno fa a Mf Dow Jones
“I risparmi degli italiani sono stati messi da parte con fatica negli anni e meritano un supporto di qualità – spiegava il top manager – è necessario che le famiglie italiane costruiscano portafogli in modo più aderente ai loro bisogni previdenziali e di investimento facendosi influenzare meno dalla paura di perdere, ossia dalle trappole della finanza comportamentale, che negli anni scorsi hanno portato terribili conseguenze”.


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