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La Cina sta costruendo un santuario di forze sottomarine nucleari

Nel giro di poche settimane lo scenario strategico asiatico è mutato profondamente e i fattori di lungo termine economici ed energetici si sono riversati sul fronte più propriamente militare.

L’AUDIZIONE DELL’AMM. LOCKLEAR
Se si dovesse indicare uno spartiacque politicamente significativo nella marea di segnali forti e deboli che vengono dalla zona (test missilistici reali ed annunciati da parte nordcoreana, continue tensioni sul Mar cinese meridionale, guerra di parole tra sudcoreani e giapponesi, e un aereo scomparso dai cieli malesi con oltre 200 civili a bordo…), questo potrebbe essere l’audizione al Senato del 25 marzo del comandante delle forze Usa nel Pacifico, ammiraglio Samuel J.Locklear III. Dall’audizione è emersa una preoccupante novità: lo sviluppo a brevissimo termine (entro fine 2014) di sottomarini lanciamissili balistici in forze alla flotta cinese. Questo salto di qualità, insieme al semplice dato numerico di una forza sommergibilistica di 60-70 unità nel prossimo decennio (notevole “per una potenza regionale”, nota Locklear) segnala il passaggio di status della marina cinese.

I SOTTOMARINI CINESI NELLA BILANCIA GLOBALE
Per Hiroshi Yuasa, editorialista del Sankei Shimbun e membro del think tank JINF, si tratta di un fatto che getta nuova luce sulla lotta per la ripartizione di sfere di influenza nel Sud-Est Asiatico. Con i nuovi lanciamissili balistici Classe Jin-Tipo 094, la Cina si prepara a realizzare, secondo Yuasa, un santuario di forze sottomarine nucleari, ancorando il proprio deterrente all’isola meridionale semitropicale di Hainan. Dalle acque del Pacifico occidentale, una forza permanente di cinque-sei Classe Jin potrebbe spostare gli equilibri globali tenendo sotto scacco le Hawaii e l’Alaska, ma soprattutto rafforzando la determinazione nipponica a dotarsi di un proprio deterrente nucleare in condominio con gli Stati Uniti.

ASSERTIVITA’ NIPPONICA
La vicenda si intreccia con il dibattito interno al Pentagono e alla Marina sui programmi di ammodernamento e costruzione di nuovi cacciatorpedinieri e sul ritmo di costruzione dei sottomarini Classe Virginia, sullo sfondo del noto aumento del 12% del budget militare cinese che viene considerato particolarmente minaccioso soprattutto dagli ambienti navali Usa. Qualsiasi revisione o accelerazione su questo fronte dovrebbe tenere in considerazione, per controllarle e al limite contrastarle, le ambizioni di potenza giapponese rispecchiate nell’analogia, fatta da Yuasa, con la Germania Ovest alla fine degli anni Settanta, quando la decisione di Bonn di invocare i Pershing Usa contro gli SS-20 sovietici schierati in Europa funzionò da valvola di sfogo e segnavia dell’ascesa economica-politica tedesca.

L’INDIA SI SCOPRE “EURASIATICA”
Le onde lunghe del confronto sul Mar Nero si riverberano in Oriente, rafforzando per paradosso la possibilità di un’alleanza sino-americana. Lo pensa Raja Mohan, decano degli strateghi indiani, che parla di un effetto-Crimea a vantaggio di Pechino, corteggiata da Washington in funzione anti-russa. Ma soprattutto, Mohan vede nella crisi della Crimea un segnale di sveglia per Nuova Delhi, che “non può più permettersi di vedere Europa ed Asia come teatri separati”. Il messaggio di rassicurazione di Obama agli alleati asiatici spaventati dalla Cina e dall’esito della vicenda ucraina non sembra convincere Mohan, che sembra alludere alla trasformazione dell’India in potenza globale come unica soluzione ad un gioco a tre che la vede esclusa o in ritardo.


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