C’è un “viaggio nel deserto” che attende il centrodestra per ritrovare unità, identità e leadership. Non sarà un percorso semplice, spiega a Formiche.net Vittorio Macioce, caporedattore e firma del Giornale, già nel laboratorio politico-culturale di Ideazione con Domenico Mennitti. Macioce dispensa in questa conversazione alcuni consigli per “attraversarlo”, nell’ambito degli approfondimenti avviati dopo questo editoriale di Formiche.net.
C’è una cultura comune da cui partire per ritrovare l’unità del centrodestra?
Il centrodestra deve tornare a parlare con l’elettorato liberale di cui Berlusconi è stato il principale interprete negli ultimi anni. Di questo va dato atto al leader di Forza Italia. Il suo errore è stato costruire un partito che non è così, fatto di post-democristiani e post-socialisti. Il paradosso oggi è che il centrodestra assomiglia alla Dc e vuole rappresentare i liberali che non vogliono morire democristiani.
Il Nuovo Centrodestra può essere come vorrebbe la guida della rinascita di questo polo?
Se Ncd vuole proporsi come alternativa al ruolo che ebbe Forza Italia, la prima cosa da fare è far capire agli elettori il suo programma, la sua identità. Per ora, Alfano mi sembra appiattito al renzismo. Scelga una battaglia e la porti avanti con determinazione.
Qualche idea a riguardo?
Abbattere la burocrazia sul lavoro e fare di tutto per abbassare il cuneo fiscale sia per le imprese che per il lavoro.
Qual è il programma su cui puntare?
Visto che Renzi sta ‘rubando’ gran parte delle idee di centro-destra, questo dovrebbe puntare sulla tutela dei più deboli con un welfare tarato sul XXI secolo, più puntuale e flessibile, sulla riduzione delle tasse e una diminuzione della presenza dello Stato. Occorre una destra meno conservatrice e più rivoluzionaria.
Su temi sensibili come la famiglia e la vita, il centrodestra come dovrebbe comportarsi?
Credo che sia opportuno un atteggiamento non ideologico. Va bene tutelare la vita ma meglio non mettere steccati rigidi sulla famiglia. Certo, c’è un problema di consenso perché chi fa campagna elettorale deve pensare ai grandi elettori, come l’elettorato cattolico. Ma sono convinto che si possano superare le divisioni con un solo interesse.
Quale?
Rappresentare chi crede nell’imprenditorialità, in un progetto, come quello raccontato nel libro “La strada dritta” di Francesco Pinto. Chi chiede allo Stato di poter lavorare libero da leggi cavillose e dalla burocrazia, e a cui la politica in questi anni non è stata in grado di dare delle risposte.
Al governo prevale una cultura di centrodestra, come dice Maurizio Sacconi?
Renzi ha fatto una cosa molto intelligente. La cultura di sinistra per decenni è stata ossessionata dal berlusconismo e impantanata dal punto di vista culturale nel Novecento. La cultura di destra invece ha fatto i conti con se stessa, si è ripensata. Le idee che sono state elaborate dalla destra, penso per esempio agli anni della rivista Ideazione, ora Renzi le sta portando a sinistra e al governo.
Cosa deve fare dunque la destra per differenziarsi?
Deve ribaltare il gioco. Renzi resta un paladino della borghesia ricca, la sua classe di riferimento sono intellettuali e imprenditori alla Farinetti. La destra deve tutelare i più deboli.
Ma non è una cosa di sinistra?
No, io credo che solo i libertari tutelino davvero i deboli. Per la sinistra, i deboli sono la massa, uno strumento per vincere. Per i liberali sono individui da tutelare nella loro singolarità.
Le primarie possono essere uno strumento per trovare la futura nuova leadership del centrodestra?
Penso che le primarie siano un falso problema. In questo momento sono inutili perché la situazione non è chiara, prevale la frammentazione. Potranno diventare utili quando la destra avrà fatto il suo viaggio nel deserto, quando avrà ritrovato se stessa. Se sperano di ritrovarsi cercando un’alternativa a Berlusconi, posso rispondere loro che in questo momento non c’è. Senza di lui, ci sarà uno specchio rotto e per ricostruirlo servirà un percorso simile a quello dei Repubblicani Usa degli anni Sessanta. Ritrovarsi attorno alla propria identità è l’obiettivo. Ma non lo si fa in un giorno e non è detto che lo si raggiunga.