A proposito di Alessandro VI (Borgia), al capitolo XVIII de “Il Principe”, leggo: – Alessandro VI non fece mai altro, non pensò mai ad altro, che a ingannare uomini; e sempre trovò subietto da poterlo fare. E non fu mai uomo che avessi maggiore efficacia in asseverare, e con maggiori giuramenti affermassi una cosa, che la osservassi meno: nondimeno sempre gli succederono inganni ad votum, perché conosceva bene questa parte di mondo -.
Il Principe, che fu elaborato da Machiavelli tra il 1513 e il 1514, giusto cinquecento anni fa, fu messo all’Indice dalla Chiesa nel 1558.
Dario Fo avrebbe fatto meglio a tenersi più concentrato sulla figura di Lucrezia Borgia, la figlia del Papa, piuttosto che impelagarsi sulle improbabile spinte riformatrici del Papa papà.
La sintesi migliore, dunque, è tenere sempre sul comodino Machiavelli e nel letto Lucrezia. Meglio se interpretata da Maria Grazia Buccelli. Cinica Realpolitik.
Dario Fo, il Papa papà, Machiavelli e Lucrezia
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