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Sul Decreto Lavoro si scaricano i conflitti del Pd

Il decreto lavoro inchiodato al palo e vittima dell’ennesima impostazione vetero anti/flessibilità. E protagonista è sempre questo benedetto contratto di apprendistato che diventa lo strumento di conflitto interno al PD che scivola nello statalismo rigido. Infatti  nonostante l’Unione Europea abbia posto il vincolo di una quota di formazione al giovane che entra nel mercato del lavoro con questa tipologia contrattuale, nonostante il testo del  Consiglio dei Ministri abbia palesemente incoraggiato l’uso di questa tipologia con una formazione trasversale sia ad opera delle Regioni sia delle aziende, la nuova formula uscita dalla Commissione lavoro ripiega su una formazione esclusivamente pubblica, balzando indietro rispetto una sana integrazione pubblico privato che fa solo bene alla qualità dell’offerta formativa.

Già Marco Biagi nel 2001 indicava il modello della Germania sull’apprendistato come  genuino ed efficiente: un prototipo incardinato sulla fiducia nei confronti della capacità formativa dell’impresa. E non dobbiamo mettere in pista una riforma del lavoro efficiente solo perché è l’Europa che ce lo impone:  il mercato del lavoro italiano rappresenta un grave elemento di ritardo e debolezza dell’economia italiana. La maggiore flessibilità che è nel DL Lavoro Poletti è uno strumento fondamentale dell’azione riformatrice del governo: gli emendamenti del PD hanno depotenziato gravemente gli effetti che poteva e doveva produrre, posto che stando ad una logica comunque di trovare un’intesa e andare avanti, la riduzione voluta delle proroghe dei contratti a termine da 8 a 6 pur rimanendo intatta la non casualità per 36 mesi, si può accettare.

I dati Istat di queste ore sono un bollettino di guerra inarrestabile: famiglie impoverite dal non lavoro o che sopravvivono con il lavoro nero, aumento dei giovani disoccupati, imprese che non assumono  o perché indebitate o perché vessate dalla burocrazia e dalla mancanza di flessibilità: Renzi deve poter andare avanti con una intesa di maggioranza e non deve essere ostaggio di un PD conflittuale. Dunque se è necessaria la fiducia che sia fiducia.

Poi ci aspetta il JOBS ACT e altre novità interessanti tutte incardinate sul nuovo che avanza e con tipologie contrattuali che sostengano chi ha perso il lavoro e vuole rientrare attraverso una riqualificazione e riconversione  professionale concreta. Dunque prima di tutto il lavoro per le donne per gli uomini dentro e fuori dalle imprese. L’azienda è una comunità solidale e sussidiaria che vuole essere libera di produrre e crescere .



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