Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Massimo Tosti apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Roma ha festeggiato ieri il suo 2.767° compleanno. Un’età veneranda che la capitale dimostra tutta, nel bene e nel male. La città riflette la descrizione che ne ha fatto Paolo Sorrentino ne La grande bellezza: affascinante se l’occhio si rivolge alle vestigia del suo passato (i Fori e il Colosseo, le centinaia di chiese, il trionfo del barocco); meschina e degradata, ben oltre i limiti della tolleranza dei cittadini, costretti a combattere con un traffico asfissiante, con le buche (spesso, voragini) nelle strade, con la spazzatura nauseante, con i mezzi pubblici insufficienti e impresentabili, con l’emergenza acqua, e con gli altri mille problemi quotidiani che ostacolano la vita di chi ci abita e di chi la visita per turismo.
ENJOY ROME…
Ma ieri il sindaco Ignazio Marino ha stappato lo champagne, offrendo ai quiriti (molti dei quali non dispongono del «panem» quotidiano) i «circenses». «Enjoy Rome», lo slogan (chissà perché declinato in inglese) del genetliaco. Un corteo storico (con 1.600 figuranti, con le uniformi dei centurioni e i pepli dei senatori) che dal Circo Massimo ha raggiunto via dei Fori Imperiali; uno spettacolo a Cinecittà, fra monumenti di cartapesta e altre comparse con i costumi d’ordinanza; poi un pomeriggio di battaglie al Circo Massimo.
NIENTE DA FESTEGGIARE
Domenica prossima è attesa un’altra grande festa per la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, con il previsto arrivo nella capitale di milioni di turisti devoti. I romani, e i visitatori, ridotti a controfigure di Jeff Gambardella, il disinvolto protagonista del film premio Oscar di Sorrentino. Perché a Roma non c’è niente da festeggiare. La settimana scorsa si è dimessa l’assessore al Bilancio Daniela Morgante, che ha accusato il sindaco di non voler apportare i tagli alle spese da lei proposti e di avere in testa di sanare il deficit di bilancio capitolino di 60 milioni di euro con l’imposizione di nuove tasse. Anche Matteo Renzi ha sfiduciato il sindaco chirurgo, che in un anno di Campidoglio ha fatto più danni di quanti ne abbiano provocati i sindaci dei settant’anni precedenti. Può darsi che Marino, che si è accollato l’interim del Bilancio, si affonderà da solo. Esaudendo così l’unica preghiera dei fedeli romani.