La diplomazia del Panda torna a colpire. E, con un esemplare cinese in dono ad uno zoo belga, mira ad ammorbidire Bruxelles in vista della creazione di un’area di libero scambio tra i due colossi.
Se a Pechino interessa infatti un Vecchio Continente che resta l’Eldorado per ricchezza media e know how a cui si potrebbe accedere, Bruxelles punta ad un mercato multimiliardario e dalle potenzialità di crescita da far invidia.
LA VISITA IN EUROPA
La proposta è arrivata durante la visita europea degli scorsi giorni del presidente cinese Xi Jinping, e l’Ue a 28, nel caso in cui i negoziati in corso per un “accordo di investimento” andassero a buon fine, si è impegnata per la prima volta ad aprire negoziati su un accordo di libero scambio.
LE PAROLE
“Concludendo un simile accordo di investimento tra UE-Cina si dimostrerebbe l’impegno congiunto di entrambe le parti verso una maggiore cooperazione”, si sono dette convinte Ue e Cina dopo l’incontro di Xi con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso lo scorso lunedì.
I FINI DI XI
E non solo. L’obiettivo di Xi, spiega Reuters, è infatti quello di un accordo di libero scambio globale e approfondito, con una prospettiva a lungo termine. Parlare di una mossa simile, con un mercato potenziale di quasi 2 miliardi di persone, sembrava impensabile solo un anno fa, nel bel mezzo della guerra commerciale miliardaria tra Pechino e Bruxelles sui pannelli solari di produzione cinese importati in Europa.
LE OPPORTUNITA’
Ma l’accordo sarebbe un’occasione golosa sia per Pechino che per Bruxelles. O quantomeno, per i Paesi dell’Ue più esposti in Cina. Il primo ministro britannico David Cameron aveva già espresso la sua approvazione per un accordo commerciale con il Dragone durante un viaggio a Pechino nel mese di dicembre, ma molti altri membri dell’Unione europea, tra cui Francia, Italia e Spagna, restano diffidenti.
GLI INTERROGATIVI
Come gestire l’export cinese a prezzi ribassati rispetto a quelli occidentali? E come competere con incentivi e sovvenzioni governativi nel Vecchio Continente del divieto degli aiuti di Stato? E, d’altra parte, le società europee lamentano le disparità di trattamento subite in Cina. Si vogliono vincere appalti locali o avere accesso a finanziamenti in loco? “Basta” condividere il proprio know-how.
NUMERI E COMPROMESSI
Se il compromesso si prospetta duro, i numeri parlano chiaro. L’Europa è il principale partner commerciale cinese, mentre per Bruxelles Pechino è seconda solo agli Stati Uniti, con scambi commerciali tra l’Ue e la Cina raddoppiati dal 2003 a più di 1 miliardo di euro al giorno. Una banca centrale in piena emissione di liquidità in sostanza. Tsunami o manna dal cielo, a Bruxelles la scelta.