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Eni, Enel e Poste, il renzismo trionferà?

E rottamazione fu. I renziani lo avevano detto in tutte le salse: chi ha ricoperto tre mandati come amministratore delegato nelle società a partecipazione o a controllo dello Stato sarà accompagnato alla porta. Un accompagnamento con laute buonuscite: il costo della rottamazione sarà di circa 16 milioni, è stato calcolato.

Manager più giovani e più donne. Erano questo i mantra di Matteo Renzi e dei renziani per le nomine ai vertici delle società del Tesoro. E con le indicazioni rese note ieri per Eni, Eni, Finmeccanica, Poste e Terna, i comandamenti sono stati largamente rispettati. Certo, c’è chi – come il Corriere della Sera con Sergio Rizzo – è stupito del passaggio di Mauro Moretti da Fs a Finmeccanica, al posto di Alessandro Pansa. C’è chi – come il quotidiano l’Unità, a firma di Rinaldo Gianola – si scandalizza quasi per presidenza all’Eni di Emma Marcegaglia, per le indagini giudiziarie che riguardano il gruppo di famiglia. C’è chi – come la Stampa con Francesco Manacorda – intravvede qualche caso di eccesso di capitalismo familiare nelle nomine (ohibò, lo dice la Stampa). E c’è chi, come Libero, spulcia con Franco Bechis nelle liste dei cda trovando manager che si sono forgiati nel renzismo con presenze appassionate alla Leopolda.

Comunque le premesse e le promesse di Renzi sono state rispettate, come molti dei nomi di manager graditi che comparivano in resoconti giornalistici di Repubblica e che sono presenti nelle liste dei cda a partecipazione o a controllo dello Stato: dai top manager interni come Claudio Descalzi (ora amministratore delegato di Eni in luogo di Paolo Scaroni) e Francesco Starace (ora amministratore delegato di Enel al posto di Fulvio Conti) o esterni come Francesco Caio (che prenderà il posto di Massimo Sarmi alle Poste). Eppure gli stessi autori di quelle indiscrezioni che davano conto di quanto Renzi prima ancora di diventare premier, e con Enrico Letta non ancora traballante a Palazzo Chigi, era intento durante notti insonni a studiare curricula per le società del Tesoro anche senza l’ausilio dei cacciatori di teste pagati all’uopo dal Tesoro, ora lamentano una “rottamazione di compromesso”, come scrive Alberto Statera di Repubblica.

In tutto questo fiorire di energie renziane non sono chiari compiti, obiettivi e strategie che sono stati assegnati – o meno – dal Tesoro ai nuovi amministratori. Le prossime settimane saranno utili per capire le vere, ed eventuali, novità nella conduzione di grandi gruppi strategici per l’Italia.


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