La rottamazione ha sicuri benefici mediatici ma altrettanto certi costi. E’ quanto si bisbiglia in queste ore nei Palazzi della politica alle prese con l’imminente rinnovo dei vertici in scadenza delle società partecipate o controllate dal ministero dell’Economia. Che ne sarà degli amministratori delegati Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel) e Flavio Cattaneo (Terna), ad esempio? E quanto costerebbe una loro mancata riconferma? Le buonuscite costerebbe all’erario circa 15 milioni, secondo i calcoli del Fatto Quotidiano.
GLI EMOLUMENTI
Dalle “Relazioni sulla remunerazione” di Eni, Enel e Terna si rileva che una mancata conferma dei tre manager per un ulteriore triennio permetterà loro di poter esigere dei bonus. Nel caso di Scaroni e di Conti una parte di questi bonus è variabile e dipenderà dai risultati del 2013.
LE IPOTESI
Ipotizzando che vengano confermati i livelli retributivi degli ultimi due anni, si può calcolare – secondo una ricostruzione del settimanale l’Espresso – che Scaroni incasserà circa 8,3 milioni di euro, mentre a Conti andranno 6,4 milioni. E’ invece fissa l’eventuale buonuscita di Cattaneo da Terna: 2,4 milioni.
DOPPI INCARICHI
Una parte di questi bonus è legata al fatto che, oltre all’incarico di amministratore delegato, i tre manager ricoprono anche quello di direttore generale. Ma, come sottolinea un recente articolo de l’Espresso, non mancano altre clausole come l’impegno di Conti a rinunciare a una parte del suo premio di consolazione – l’indennità di “non concorrenza” – nel caso il governo gli offrisse “un incarico equivalente o di maggior significatività professionale”.
LE REMUNERAZIONI
Nell’ultimo anno di cui sono disponibili i dati, il 2012, Scaroni ha avuto una remunerazione di 6,3 milioni, Conti di 4 milioni e Cattaneo di 2,3 milioni.