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Fecondazione eterologa. Avere un figlio è un diritto?

La sentenza della Corte Costituzionale italiana della scorsa settimana ha sconcertato tutti i sostenitori dei valori della vita e della famiglia. La dichiarazione di incostituzionalità della legge 40 non comporta solo la possibilità della fecondazione in vitro eterologa, ma implicherà anche pratiche fortemente irrispettose nei confronti dei nascituri e del loro diritto ad avere un padre e una madre. Inoltre, il numero degli embrioni distrutti durante il procedimento di fecondazione è destinato a salire vertiginosamente. Avere un figlio non può costituire un diritto, soprattutto alla luce dei molti rischi (per la madre e per il bambino, al livello medico e giuridico) legati a pratiche come la fecondazione assistita e la maternità surrogata.

Incoraggiati dal successo dell’iniziativa europea “Uno di Noi”, che è stata presentata a Bruxelles lo scorso 10 aprile attraverso le parole e le dichiarazioni di molti amici, continuiamo fiduciosi nella nostra battaglia per promuovere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale: l’aborto toglie a milioni di esseri umani la possibilità di vivere e un maggior rispetto per la vita umana nascente non può che comportare un grande passo avanti per l’umanità. In questi giorni, alle Nazioni Unite si sta decidendo se inserire o meno l’aborto tra gli obiettivi di sviluppo dal 2015: invitiamo tutti a firmare questa petizione, per chiedere ai delegati di non far comparire tra le risoluzioni finali la promozione di questa pratica omicida.

Le questioni aperte, in Italia come in Europa e nel mondo, sono moltissime (dalla già citata liberalizzazione selvaggia della fecondazione assistita all’avanzare dello spettro dell’eutanasia, fino alla diffusione sempre più massiccia della cosiddetta “ideologia gender”), ma chi crede nei nostri valori non può che continuare a battersi per essi, nella convinzione che la religione cristiana possa e debba contribuire alla costituzione di una società politica e civile migliore.




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