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Il caso Durov

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UN TIPO DURO(V) Startupper, alla soglia dei trenta e senza lavoro. Pavel Durov, nato nel 1984 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, ha vissuto in Italia qualche anno, complice un padre professore di filologia a Torino. Presto, però, è tornato in patria per dare vita a Vkontakte, il social network da 100 milioni di utenti che, in Russia, sovrasta i numeri di Facebook.
Cordiali saluti” L’azienda ha confermato le dimissioni comunicate da Durov un mese fa (Rt). “L’ho saputo dalla stampa”, ha scritto l’interessato (Twitter). Ora la società è per metà controllata dall’oligarca Alischer Umsanov (che già detiene il colosso Mail.Ru), per l’altra da United Capital Partners, un fondo con tanti collegamenti col Cremlino.
Assenza di rete Secondo Nicolai Kononov, giornalista autore di un libro sul giovane startupper russo il problema è che gli “piace più programmare che incontrare avvocati”. Sarà anche per questo che, incurante del rischio, Durov ha denunciato le pressioni ricevute a fine 2013 dai servizi segreti di Mosca per rivelare i dati personali degli organizzatori del movimento Euromaidan a Kiev (Vk.com). Il niet gli sarebbe costato il benservito.
Lettura Leggi liberticide, burocrazia e troppi controlli: perché i figli-startupper abbandonano la madre-Russia (Ft.com).
Bye bye Poco male per un “eccentrico geek” con un patrimonio calcolato di 300 milioni di dollari. Fuggito all’estero con la sua dozzina di fidati programmatori sta già pensando a un nuovo social network per “mobile” (TechcrunchRep).



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