ho appena terminato di leggere il saggio con il quale michael j. sandel denuncia la capacità del mercato di “corrompere” ciò che viene scambiato: il prezzo è incompatibile con il valore/dignità (“quello che i soldi non possono comprare”, feltrinelli).
la riflessione di sandel mi ha portato a condividere il commento del cardinale camillo ruini alla sentenza della corte costituzionale che ha censurato il divieto di fecondazione eterologa: “non può esistere un “diritto al figlio”, perché il figlio è una persona“.
oggi, in italia, viene riconosciuto il diritto al figlio. avremo la forza di opporci, domani, al mercato dei diritti al figlio? all’estero c’è già, con le gravidanze a pagamento.
capisco il dramma dei genitori che non possono avere figli. ma non voglio vivere in una società nella quale anche il figlio ha un prezzo e il bimbo da soggetto (desiderato e atteso) diviene oggetto (commerciabile, come le pere e le mele), con l’ulteriore, e non secondario, effetto dell’aggravio della diseguaglianza economica perché se tutti avranno diritto al figlio non tutti potranno permettersi i costi per averlo subito e comme il faut.