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Noi di Emergenza sorrisi verso il Benin

L’Italia è lontano adesso…
Anni luce da questo tramonto su questo aeroporto piccolo… La terra è rossa, l’aria ha quell’odore che solo l’Africa possiede. Odore di coraggio, di passato, di forza.

Aspettiamo le valige e ci sono loro: Chicca che organizza le missioni dal 2003, 50 partenze, centinaia di volti nel suo cuore, Giampaolo, napoletano, chirurgo che dice che era meglio se faceva il pescatore, Paolo giornalista a MammaRai inviato del TG1, Nicoletta infermiera che lavora alla croce Rossa, 107 missioni all’attivo, in mobilità ed in attesa di capire che sarà dell’azienda per cui lavora. Chiara pediatra l’unica che parla francese, per il resto bisognerà arrangiarci con il linguaggio universale della comunicazione umana senza parole, Dario, anestesista siciliano, silenzioso e fiero come la sua terra, Stefano anche lui anestesista. Mirko infermiere che è alla terza missione ed al terzo figlio, Luca infermiere che oggi compie il suo decimo anno da infermiere.. E poi c’è Fabio Abenavoli (nella foto), il presidente e fondatore di Emergenza sorrisi, una moglie, tre figli, lo zaino in spalle e più di 3000 bambini operati in più di 30 paesi.

Ognuno è qui con una storia da raccontare, con alle spalle tutto quello che nel nostro Paese non funziona e con le caratteristiche invece che ci distinguono.
Uno spaccato di una Italia precaria, con lo stipendio in bilico, che costringe gli infermieri che sono qui a prendersi le ferie anche se partono per una missione umanitaria, che non dà certezze sul domani ma un’italia che ha formato gente che si rimbocca le maniche, carica su un aereo 12 valigie di strumentazione medica e parte.
L’italia vista da qui ha un sapore diverso. Ce l’aveva stamattina l’Alitalia, che nonostante i debiti ha persone sorridenti a bordo, comandanti fieri che credono che l’importante sia volare, non importa se con i soldi degli arabi o degli europei, alcuni lo farebbero anche gratis. Era diversa allo scalo di Parigi con i negozi di lusso che stridevano con i jeans e le valigie del nostro gruppo.

Ora siamo qui ed aspettiamo la strumentazione prima di andare in albergo, c’è un wii fi libero nell’aereoporto, in Italia non c’è ancora.
C’è che non ho letto i giornali e non mi sono mancati, ci sono gli occhi e le mani delle mamme che sono arrivate a prenderci cantando per noi…
E’ così grande essere qui… ed è solo l’inizio…

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