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Nuove marette nel Pd per le turbo riforme di Renzi. Il caso Emiliano

Prima i rilievi sul decreto Poletti, in parte accolti in Parlamento facendo imbufalire il Nuovo Centrodestra e Scelta Civica. Poi gli sbuffi per la riforma del Senato, non più elettivo. Quindi le rimostranze sulla nuova elettorale, che rischia di imbalsare un bipolarismo e di fare di Beppe Grillo l’antagonista principale del Pd (e se Grillo diventa primo partito che succede?, si è chiesto con preoccupazione l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani).

Ma non sono soltanto queste le innovazioni renziane che teme la minoranza del Pd, o le minoranze del Pd, visto che Matteo Orfini e Pippo Civati non fanno parte dell’Area Riformista che si è disvelata ieri al Teatro Eliseo (sotto lo sguardo di Umberto Pizzi: ecco qui tutte le foto del Maestro che si è intrufolato nell’esibizione dei morigerati anti Renzi alla presenza in verità di qualche renziano a perlustrare l’area…).

Arriva dal Sud un’altra voce di un aspirante renziano che dopo essere rimasto deluso da Renzi ora critica una delle ultime incursioni del premier. E’ il turno infatti del sindaco di Bari, Michele Emiliano. Già candidato (deluso) a un posto di ministro nel governo Renzi. Poi candidato (non esaudito) a un posto al vertice nel nuovo organigramma del Pd renziano. Infine candidato (non soddisfatto) come capolista alle Europee nelle liste del Pd. Non saranno di sicuro queste delusioni ad aver indotto Emiliano ad avanzare le critiche su uno dei provvedimenti non troppo noti eppure incisivi del governo Renzi, eppure l’ex magistrato sbotta in senso anti Renzi.

Il provvedimento su cui il sindaco di Bari si esercita nelle critiche è quello con il governo ha abolito una norma che obbliga le pubbliche amministrazioni a pubblicare sui quotidiani di carta i bandi per gare e concorsi. La cancellazione dell’obbligo farà risparmiare circa 100 milioni di euro, secondo quanto detto dal presidente del Consiglio nella conferenza stampa in cui ha illustrato il decreto Irpef.

Ai rilievi a sorpresa del Sole 24 Ore (anche se a risparmiare saranno anche le aziende che vincono le gare indette dalle pubbliche amministrazioni) ora arrivano quelli del sindaco di Bari che, intervistato oggi dalla Gazzetta del Mezzogiorno, dice: “C’è il rischio che venga meno una forma particolare dell’informazione – secondo Michele Emiliano – Perché un conto sono facebook, Twitter, i blog o i giornali on line. Altro invece sono i giornali stampati che costituiscono un mezzo di informazione dei cittadini che hanno la possibilità di costituire delle vere community che seguono il giornale come si segue una filosofia, un partito, un modo di pensare”.

Emiliano dichiara così apertamente che quell’obbligo più che avere ormai una finalità di trasparenza (non basta la Gazzetta Ufficiale?) è un modo surrettizio di sostenere con soldi pubblici giornali di partito e di opinione. Ma a beneficiare di quell’obbligo, che Renzi ha cassato (salvo ripensamenti?), non sono solo quotidiani più o meno clandestini, o organi di movimenti o micro movimenti, bensì giornaloni generalisti, i maggiori per diffusione e vendite in Italia.



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