Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Massimo Tosti apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi
La lettera inviata l’altra sera dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan alla Commissione europea ha suscitato molte polemiche, anche legittime. Avvalendosi delle «circostanze eccezionali» sopravvenute (l’impegno a saldare i debiti della pubblica amministrazione nei riguardi delle aziende private), il ministro ha espresso l’intenzione di «deviare temporaneamente dagli obiettivi di bilancio». In parole povere il pareggio di bilancio slitta al 2016, e il tetto del 3% nel rapporto fra deficit e pil non verrà rispettato. La Commissione si è riservata di «valutare». Non può intervenire contro il rinvio del pareggio (che non è stato imposto dall’Ue, ma approvato dal parlamento italiano su richiesta del governo, e inserito nella Costituzione), ma può formulare le sue riserve sullo spread fra deficit e pil.
LE POLEMICHE E I FATTI
Le polemiche hanno riguardato la procedura adottata: il parlamento non è stato informato preventivamente delle intenzioni dell’esecutivo, osservando la prassi decisionista del premier, che non tiene in gran conto il galateo istituzionale. Lui è fatto così, e chi non ne apprezza i metodi deve soltanto farsene una ragione.
È opportuno però giudicare i fatti, e non l’educazione. Quasi tutti i partiti sostengono che occorre ribellarsi al rigore imposto dalla Ue, e lo stesso Renzi aveva (in ripetute occasioni) lasciato capire che nel prossimo semestre a presidenza italiana, avrebbe scatenato la guerra contro le regole asfissianti di Bruxelles, ribaltando il tavolo delle regole che hanno condannato l’Italia (e non solo l’Italia) a una profonda crisi economica.
PADOAN COME IN GUERRA
La lettera di Padoan somiglia molto alle dichiarazioni di guerra che, ai tempi del bon ton diplomatico (prima di Hitler e del blitz giapponese a Pearl Harbour), precedevano di qualche ora l’apertura delle ostilità. Ritenetevi avvisati, è il messaggio inviato da Renzi agli euroburocrati: l’Italia intende avere le mani libere per affrontare la crisi. Se volete che rimaniamo ancorati all’euro, le condizioni sono queste. Altrimenti ci arrabbiamo, come annunciavano Bud Spencer e Terence Hill nei film degli anni 70. Polemiche a parte, lasciamolo fare. Potrebbe essere la strada giusta per salvare capra (noi) e cavoli (l’euro).