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Perché Forza Italia non può non essere popolare e moderata

Un’affermazione dei popolari italiani (NCD, UDC, PPI) nell’elezione del nuovo Parlamento Europeo potrebbe certamente cambiare lo scenario politico. La classe dirigente di questi partiti dovrà avere il coraggio, la volontà, la fantasia, la generosità che è necessaria nelle grandi occasioni politiche per rispondere, in maniera univoca, alle domande che derivano da un entroterra sociale che non vuole votare a sinistra e tantomeno identificarsi con i “grillini” per cultura, storia personale.

Basterà l’aggregazione che oggi si presenta con una lista unitaria per soddisfare tale esigenza?

Io credo di no.

Penso anzi che si debba andare oltre, superando vecchi rancori, preclusioni aprioristiche, volontà egemoniche che non portano a nulla se non a sancire quella diaspora del mondo cattolico-democratico, interprete reale delle esigenze dell’elettorato moderato liberal-riformista oggi presente in massa nel partito dell’astensionismo. Questo disegno non può non prevedere anche una svolta all’interno di Forza Italia o quantomeno nel suo elettorato, per andare oltre Berlusconi ridiscutendo strategie, contenuti politici, valori di moralità e trasparenza, ricollocandosi in modo autenticamente europeista nel PPE.

Analogo discorso vale ancor più verso tutte quelle aggregazioni associative che si riconoscono nel popolarismo italiano (De Gasperi) ed europeo (Schuman, Adenauer) e che intendono, quantomeno, vivere un’esperienza federativa con contenuti ideali e valori comuni.

Rifiutare questo disegno, questa prospettiva, significa tirarsi fuori in modo assolutamente alternativo a quanto finora compiuto da Alfano, Cesa e Mauro, non senza qualche difficoltà ma con coraggio e lungimiranza.

Su tutto ciò invito a riflettere su tre citazioni: “Non importa sapere da dove viene qualcuno: l’importante è sapere dove si va” (Fanfani); “Da soli si cammina veloci, ma insieme si va lontano” (F. Clerici); “Chi cammina solo può partire oggi, ma chi viaggia in compagnia deve attendere affinché l’altro non sia pronto” (H.D. Thoreau).

Solo così, dunque, non sarà possibile decidere aprioristicamente una consultazione elettorale successiva, essendo aperta a qualsiasi risultato com’è auspicabile in una effettiva democrazia.

Avanti dunque con fermezza e lucidità strategica. L’Italia ne ha bisogno.

 

 


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