Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Marco Bertoncini apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Matteo Renzi si palesa ottimista, ma il vero fondamento della sua fiducia sta nell’impossibilità, per i tanti nemici dentro e fuori, di arrivare al punto di non ritorno. Insomma: le ventilate, minacciate, auspicate elezioni anticipate, sono un rischio tale che nessuno intende arrivarci.
Quale interesse mai avrebbe il Ncd di provocare la crisi, per di più su un decreto legge sul lavoro, antipasto della ben più sostanziosa legge delega? Nessuno, tanto che, per evitare che qualcuno possa pensare a tale prospettiva, i vertici del movimento alfaniano promettono che non ci sarà rottura. Quanto al Cav, non si vede perché dovrebbe travolgere il patto del Nazareno, ritornare alle posizioni di totale chiusura adottate dopo la decadenza da senatore, far venire meno ogni straccio di riforma e andare alle urne, per di più dimidiato nei tempi disponibili a causa dell’esecuzione della pena. Popolari per l’Italia, casiniani, ex montiani: più stanno lontani dalle urne, meno rischiano la poltrona.
E gli avversari interni di Renzi? Molti fra loro, compresi quelli che si agitano di continuo per affossare il presidente del Consiglio e fargli pagare la conquista della segreteria, hanno una paura folle di trovarsi esclusi dal Parlamento in caso di nuove elezioni. Un timore, va aggiunto, che tocca da vicino parecchi fra i deputati e senatori del M5S: i già dissidenti, è ovvio, ma pure i fedeli.
Allora, la scommessa di Renzi è semplice. Nelle prossime quattro settimane ciascuno dovrà recitare la propria parte, menando cazzotti a tutti per acquistare voti. Dopo di che, le acque si placheranno. Anche perché, va aggiunto, sgomenta molti la prospettiva di un rafforzamento dei grillini, pessimo auspicio per eventuali elezioni politiche.