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Renzi, Amici e la par condicio. Il parere di Ruben Razzante

Prima la partita del cuore, ora Amici. Matteo Renzi non parteciperà al match in programma su Rai Uno il 19 maggio e non sarà ospite del programma di Maria De Filippi nella puntata che avrebbe dovuto essere registrata oggi. Effetti della par condicio, le due parole che tornano a risuonare implacabili a ogni tornata elettorale.

Il riferimento normativo è la legge del 2000 che regola la presenza dei politici in tv a ridosso del voto. Una legge che in molti chiedono di cambiare. “Le norme sulla par condicio impongono una gabbia sbagliata, fatta più per impedire la comunicazione che non per facilitarla”, ha commentato Daniele Capezzone (Forza Italia), presidente della commissione Finanze della Camera. “Anche noi consideriamo che la legge sulla par condicio non sia più adatta e vada cambiata, ma questa responsabilità spetta al legislatore, non all’Agcom che ha il compito finché è in vigore di farla rispettare”, ha ammesso il commissario dell’Autorità di garanzia per le Comunicazioni, Antonio Preto.

Formiche.net ha chiesto un parere a Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma: “La legge sulla par condicio attua in modo sbagliato un principio sacrosanto e che esiste in tutte le democrazie: quello della parità di accesso ai media e di un’equa ripartizione degli spazi di visibilità mediatica per tutti gli attori politici durante le campagne elettorali”

Perché sbagliato? “L’attuale normativa in vigore in Italia può essere aggirata in mille modi e non vale per l’informazione on line, che però esercita crescente influenza sulle nuove generazioni e non solo”, spiega l’esperto.

Inoltre, secondo Razzante, “bisognerebbe chiarire meglio i criteri di applicazione della legge ai talk show. Se un conduttore invita una figura di primo livello di uno schieramento e le contrappone una figura di basso profilo di un altro schieramento, formalmente rispetta la par condicio, in realtà agevola il primo schieramento. Tutte situazioni che andrebbero disciplinate”.

Ecco perché, fa notare il professore, “occorre una nuova normativa sulla par condicio che assicuri alle forze politiche in campo di potersi proporre all’elettorato in modo equo e su tutte le piattaforme ed eviti ogni volta il bilancino estenuante per il minutaggio effettivo degli spazi per i singoli attori politici”.

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