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Tutti i renziani che non sono nel Pd

Se a Firenze lo chiamavano “calamita” un motivo ci sarà. La naturale dote di Matteo Renzi di attrarre consensi anche fuori dagli steccati, un tempo rigidi, del Pd prosegue anche a Palazzo Chigi.

E il folgoramento provoca sconquassi negli altri partiti tra chi si professa, più o meno apertamente, renziano e chi non lo è. Lo sa bene Scelta civica, reduce dalla bomba Bombassei.
L’ormai ex presidente del movimento, Alberto Bombassei, si è dimesso in “imbarazzo” con le ultime scelte intraprese, dall’appoggio alla scalata renziana alla composizione dell’esecutivo. Un disagio crescente in Sc, come dimostra anche il recente passaggio di Gabriele Albertini in Ncd, da parte di chi non si riconosce nell’apertura al premier e soprattutto nella prospettiva di un’alleanza con il centro-sinistra.

“Piaccia o no, ci muoviamo in un contesto bipolare – spiega il capogruppo del partito Andrea Romano all’Unità – ma non diventeremo un partito di sinistra”.

L’eventualità di collaborazione con il Pd sembra in realtà sottesa alla lista che Scelta civica ha deciso di sostenere alle Europee. Quella dell’Alde, in alleanza con il Centro democratico dell’ormai renzianissimo Bruno Tabacci e con Fare di Michele Boldrin. Anche in questo movimento ultraliberista, si registrano scossoni renziani, anche se pubblicamente negati.

Ci sono poi i Popolari per l’Italia. Qui, mentre il leader Mario Mauro sembra navigare sicuro verso il centrodestra e l’alleanza con Ncd e Udc, tra i suoi compagni di viaggio c’è maretta. Si va da chi rivendica con orgoglio l’identità centrista come Lorenzo Dellai a chi tra Alfano e Renzi non ha dubbi e sceglie Renzi, come ha ammesso candidamente Gregorio Gitti. L’effetto calamita continua. Altri sconquassi in arrivo, dunque, in molti partiti.



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