La politica ha segnato la vita di Gabriel García Márquez sin da quando fu ammazzato il leader liberale colombiano Jorge Eliécer Gaitán il 9 aprile del 1948. In Colombia si scatenò una guerra civile e il Gabo cominciò a fare giornalismo come forma di resistenza. Aveva non solo il bisogno di guadagnarsi da vivere, ma anche una gran passione politica e una profonda conoscenza della storia contemporanea latinoamericana.
TUTTI GLI AMICI DELLO SCRITTORE COLOMBIANO. LE FOTO
In quell’epoca, che i libri definiscono come “La Violenza”, García Márquez scriveva per il quotidiano El Universal di Cartagena. Da gennaio del 1950, invece, per El Heraldo di Barranquilla. Gli articoli erano scritti durante un regime autoritario senza garanzie costituzionali.
GLI ANNI DIFFICILI
Nel libro L’altro García Márquez. Gli anni difficili (Mondadori, 1950), il giornalista Pedro Sorela riprende una frase della rubrica “La Giraffa” del Heraldo sulla censura giornalistica e politica: “Dopo viene il processo delle due censure. La prima, quella che è qui, accanto a me, tranquillamente seduta vicino al ventilatore, disposta a non permettere che “La Giraffa” abbia colori distinti a quelli che naturalmente e pubblicamente può avere. Dopo c’è la seconda censura, quella che non permette che si dica niente senza il pericolo che il suo collo venga ridotto”.
L’AMICIZIA CON CASTRO
Uno dei rapporti più controversi dello scrittore è stato quello con Fidel Castro. Conobbe il guerrigliero cubano a L’Avana a gennaio del 1959, pochi giorni dopo il trionfo della Rivoluzione. Quello stesso anno cominciò a lavorare come corrispondente dalla Colombia nell’agenzia Prensa Latina del nuovo governo cubano. Amico intimo o semplicemente curioso della psicologia del leader, certo è che García Márquez ha sempre voluto essere vicino al potere. Secondo l’amico Plinio Apuleyo Mendoza, Castro e García Márquez erano amici “ma Gabo non è sostenitore del sistema. Abbiamo viaggiato per Paesi comunisti e siamo rimasti delusi”. Felipe González e Bill Clinton sono stati altri amici politici dello scrittore colombiano.
IL PRIMO VIAGGIO
Il 23 dicembre del 1957 García Márquez è uscito per la prima volta dalla Colombia. È atterrato in Venezuela, pochi giorni prima della caduta del dittatore Marcos Pérez Jiménez. Ad accompagnarlo c’era l’amico e collega Plinio Apuleyo Mendoza. I giorni trascorsi a Caracas hanno ispirato il libro L’autunno del patriarca, dopo una conversazione tenuta con un maggiordomo del palazzo presidenziale di Miraflores.
Preoccupato per la violenza in Colombia, García Márquez partecipò come mediatore tra il governo e la guerriglia in diverse occasioni. Una grande ossessione era la politica estera degli Stati Uniti. Dal 1974 al 1980 scrisse molti articoli in sostegno alla sinistra latinoamericana sulla rivista Alternativa.
LA DONAZIONE AL SOCIALISMO VENEZUELANO
Il Gabo non ha mai militato in nessun partito anche se ne ha sostenuto diversi. A Caracas, per esempio, quando gli è stato conferito il premio letterario Rómulo Gallegos per il romanzo Cent’anni di solitudine, García Márquez donò i 100mila dollari del riconoscimento al partito venezuelano Movimento al Socialismo (Mas) dell’amico Teodoro Petkoff. “Perché non è possibile che il Mas abbia meno”, aveva detto, in riferimento alle risorse economiche dell’organizzazione politica.
I DUE CHAVEZ
Su Hugo Chávez, invece, García Márquez disse molto poco. Pubblicò soltanto un articolo sulla rivista Cambio nel 1999. Il titolo era “L’enigma dei due Chávez” e raccontava un viaggio insieme al leader venezuelano da L’Avana a Caracas: “Mentre si allontanava tra la scorta militare e amici, ho sentito che avevo viaggiato conversando piacevolmente con due uomini opposti. Uno a chi la fortuna offriva l’opportunità di salvare il paese. L’altro, un illusionista, che poteva passare alla storia come un despota in più”.