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Recchi e Gamberale alla sfida finale in Telecom. Squadre, supporter e curiosità

Telecom scalda i motori in vista dell’assemblea del 16 aprile e saluta il vecchio Cda che il 3 aprile si è riunito per l’ultima volta. Solo Tarak Ben Ammar e Jean Paul Fitoussi sono stati nuovamente candidati da Telco, insieme all’amministratore delegato Marco Patuano.

SFIDA RECCHI-GAMBERALE

Adesso, però, la vera battaglia si gioca sulla nomina del presidente. I contendenti sono da un lato Giuseppe Recchi, attuale presidente dell’Eni; dall’altro Vito Gamberale, numero uno del Fondo f2i, azionista di Metroweb, in potenziale conflitto di interessi (per questo ha annunciato che si dimetterà in caso di elezione), esperto di tlc perché essere già stato ai vertici del gruppo ex monopolista.

(GUARDA LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE DI “NUOVE ENERGIE” DI RECCHI)

TELCO VS. FINDIM

Recchi è in cima alla lista di maggioranza presentata da Telco, primo azionista di Telecom Italia con il 22,4% del capitale. La Findim di Fossati, che possiede il 5% della telefonica italiana, ha invece presentato una lista di minoranza, con un presidente individuato appunto nella persona di Gamberale. La lista che raccoglierà il maggior numero di voti in assemblea avrà diritto di nominare quattro quinti del consiglio. Anche Assogestioni ha presentato una lista di minoranza, senza indicare un presidente.

LA POSIZIONE DI ASSOGESTIONI

Nella lista di Assogestioni compaiono i nomi di Lucia Calvosa, David Benello e Francesca Cornelli. “Nella scelta abbiamo cercato candidati con requisiti di indipendenza, standing internazionale e profili combinati in modo da poter dare un apporto completo – ha detto al Sole Marco Vicinanza, coordinatore del comitato dei gestori e responsabile investimenti di Arca – Un profilo legale, con Calvosa esperta di corporate governance, un profilo tecnico con Benello esperto di tlc, e un profilo economico con Cornelli che insegna alla London business school”. Nessuna alleanza con Fossati, rispetto a cui sono stati seguiti “percorsi paralleli indipendenti. Fossati, legittimamente, ha fatto le sue scelte. Ma noi non vogliamo esprimere un presidente né influenzare le scelte su un piano. Abbiamo obiettivi differenti, cerchiamo cioè di proporre candidati di alto profilo che garantiscano che le scelte aziendali siano sempre nell’interesse della società e a tutela di tutti gli azionisti”.

LE VOCI PRO RECCHI

Intanto negli ultimi giorni sono aumentate le voci a favore di Recchi, che già parla come presidente in pectore. “Telecom si avvia a diventare una vera public company – ha detto il candidato secondo il Fatto quotidiano – Nel giro di qualche mese Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali usciranno di scena. Lo hanno annunciato e lo faranno. Rimarrà soltanto Telefonica che, come socio al 15%, sarà soltanto un partner industriale. Avrà un ruolo importante, diverso però dall’essere l’azionista di controllo o di riferimento”.

(GUARDA LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE DI “NUOVE ENERGIE” DI RECCHI)

CHI VOTA PER CHI

I pareri pro Recchi sono quelli di Iss, Glass Lewis e Fortis Governance, influencer dei voti in assemblea. Secondo Iss, il più importante proxy advisor che distribuisce consigli di voto, anche Vito Gamberale, come riporta l’agenzia Radiocor sarebbe un candidato qualificato, anche se con meno probabilità di essere eletto, facendo parte della lista di minoranza. Quanto alle liste, “dopo discussioni interne “la nostra indicazione di voto va alla lista Assogestioni, che ha proposto tutti consiglieri indipendenti”, innanzitutto Lucia Calvosa, che “ha mostrato di essere un consigliere veramente indipendente”, ha spiegato Sergio Carbonara, fondatore di Fortis Governance. Per quanto riguarda la lista Findim, “abbiamo riscontrato potenziali conflitti di interesse con Metroweb e società che gestiscono le reti”. E per lo stesso motivo meglio non scegliere Gamberale, che è il patron di F2i, socio di riferimento di Metroweb.

LA LISTA DI FINDIM

A Fossati è ancora Iss a riconoscere di aver aperto la strada verso la trasformazione di Telecom in public company, come l’idea che l’elezione del presidente avvenga in assemblea. Nella lista di Findim, aggiustata un paio di volte in corso d’opera, per rispettare quote rose e conflitti vari, oltre a Gamberale, compaiono i nomi dell’ingegnere Maria Elena Cappello e dell’avvocato Daniela Mainini che si aggiungono a quelli di Girolamo Di Genova e Franco Lombardi.

LA RETROMARCIA DI GAMBERALE

Eppure Gamberale, capolista dei piccoli, ha destato scalpore qualche giorno fa con le dichiarazioni, rilasciate al Sole 24 ore, che fanno intendere un’apertura nei confronti di Telefonica. “Su Telefonica – ha detto – ritengo che possa rappresentare un grande partner industriale per Telecom. L’importante è avere garanzie su comportamenti e strategie, cioè sul fatto che Telecom Italia deve investire sull’Italia e sulla modernizzazione della rete nazionale di trasporto in modo da garantire a tutti gli italiani l’accesso a internet ad una vera alta velocità”. Delusione tanto maggiore perché solo tre mesi fa, a dicembre, Gamberale era stato il più strenuo oppositore dell’ingresso della spagnola in Telecom: “Non si è mai visto un gruppo con un debito maggiore rilevare una società con un passivo minore”. Per questa ragione teme che “TI tornerà utile per risanare le casse di Telefonica. Perché non si tratta di una fusione paritaria per promuovere un equilibrato sviluppo dei servizi telefonici, bensì del predominio di un’azienda su un’altra”.

LE IDEE DEI PICCOLI AZIONISTI

Il presidente di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti, Franco Lombardi, ingegnere, ex dirigente di Telecom, ha una strategia con molti punti di divergenza rispetto a quella di Telco. “In Italia – ha dichiarato in un’intervista a Formiche.net – è necessario innanzitutto un maggior investimento sulla rete fissa perché costituisce l’asset più rilevante del gruppo che genera oltre il 70% dei flussi di cassa operativi e deve essere protetto. Gli investimenti presentati dal piano dell’attuale management sono insufficienti”. Per realizzare i piani di Lombardi sono necessari investimenti dai “3 ai 4 miliardi di entro i prossimi cinque anni”, oltre al miliardo da spedndere sul mercato brasiliano”. Soldi che devono arrivare da “capitali pazienti, compresa Cdp, fondi pensione; magari con emissioni anche di obbligazioni, ove necessari per finanziare operazioni straordinarie”.

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