Pubblico delle grandi occasioni ieri al teatro Argentina di Roma per i novant’anni di Eugenio Scalfari. Mai vista una celebrazione in vita così, nemmeno per un grande del giornalismo. Basti la rappresentazione della prima fila: da destra, il direttore dell’Espresso Bruno Manfellotto, poi Alberto Asor Rosa, Eugenio Scalfari, la seconda moglie Serena, le figlie Enrica e Donata, poi Silvia De Benedetti, l’amministratore delegato della Cir e del gruppo Espresso, Monica Mondardini (in uscita dal gruppo, stando alle cronache giornalistiche non di Repubblica…), gli ex premier Enrico Letta e Walter Veltroni, e ovviamente Carlo De Benedetti, L’Ing!
(CHI C’ERA A FESTEGGIARE I 90 ANNI DI SCALFARI. LE FOTO DI PIZZI)
Lo show – perché di vero show si è trattato – è durato due ore buone, e già entrare nel teatro già pieno è stato arduo; il gruppo Repubblica per non farsi cogliere impreparato aveva messo su un vero e proprio portale con slide di foto d’epoca del Fondatore, e una procedura online per accreditarsi all’evento; dentro, però, c’era quasi tutti giornalisti e amici, e alla fine l’evento si tramuta in una specie di messa cantata di famiglia o aziendale. Ci sono Benigni e la moglie, Carla Fracci, Gianfranco Rosi, più tutti i volti di Repubblica: Giovanni Valentini, Concita De Gregorio in abito scollato rosso, Pietrangelo Buttafuoco (“fogliante” ma anche “repubblicano”), che seguiva con attenzione la “messa cantata” (dopo aver incensato il Fondatore sulle pagine del Foglio, bisbiglia qualche invidiosetto amico del Fondatore).
(BUTTAFUOCO, BONITO OLIVA E… GLI INTELLETTUALI CHE CIRCONDANO IL FESTEGGIATO)
La serata è cominciata alle 17,30 ed è finita alle 20, scandita dal (giornalista di Repubblica) Antonio Gnoli, che ha introdotto i vari tasselli di questa celebrazione, con le parole chiave di Viaggio-Conoscenza-Passione-
(UNO IERATIVO VELTRONI ALLA FESTA DI SCALFARI VISTO DA PIZZI)
De Benedetti sale per primo, ringrazia Scalfari e dice che Repubblica è l’unico giornale finanziariamente in attivo in Italia (scende il gelo tra il pubblico aziendale, tra molte teste tagliate o tagliande, e le assemblee a oltranza che si svolgono a Largo Fochetti); e ricorda anche uno Scalfari che prima di giornalista è stato imprenditore, e dice proprio “imprenditore di se stesso”.
Poi si susseguono altri peana: lo scrittore Franco Marcoaldi dice che “Scalfari ha un desiderio di conoscenza che non ha limiti” e che la sua missione è stata “salvare l’umanesimo italiano”. Simonetta Fiori, giornalista del gruppo, dice che Scalfari è soprattutto un padre, anche padre della patria, e che “giustamente si paragona a Noe’ che slava tutte le specie sulla sua arca”, “e però non vorrei sembrare enfatica”. Poi alla fine Scalfari sale sul palco, per un breve dialogo con Antonio Gnoli.
Molto magro, elegantissimo, con un completo grigio, una camicia azzurra, i capelli candidi, sembra un principe, o il mega direttore naturale in Fantozzi. Annuncia agli spettatori-dipendenti che si è dato alla poesia, legge tre o quattro componimenti. Poi riferisce delle telefonate di auguri ricevuti: da Giorgio Napolitano, “mi ha detto delle cose che non posso riferire sulla situazione politica italiana, ma che mi hanno fatto molto piacere, me lo rendono ancora più amico”, ammiccando. Poi di Matteo Renzi, che gli ha detto “di non essere più molto sicuro di volerglieli fare, gli auguri, dopo l’editoriale di domenica scorsa”.
(QUI ENRICO LETTA RIDE, MA IN VERITA’… IL RITORNO DI LETTINO VISTO DA PIZZI)
“Il ragazzo è sveglio” ha detto Scalfari, e “visto che io gli avevo detto che io e quelli come me l’avremmo votato anche se alla ricerca di una alternativa, lui mi ha detto; ma se diventassi io l’alternativa a me stesso?”. Però l’Italia ha bisogno non di un seduttore come Renzi, ma di un nuovo Cavour. Anche Cavour era un seduttore, ma di donne, mentre Renzi è un seduttore di popolo”. Sulla politica del resto Scalfari è chiaro: “qui in prima fila ci sono due uomini che hanno dato molto, e che spero daranno ancora molto all’Italia, appunto Letta e Veltroni“.
(CHI C’ERA A FESTEGGIARE I 90 ANNI DI SCALFARI. LE FOTO DI PIZZI)
Infine, l’ultima telefonata papa Scalfari l’ha avuta da Papa Francesco. E qui il fondatore di Rep. racconta di una lunga consuetudine, e si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. “Dei nostri colloqui ho scritto una sola volta, lui preferisce così, è un rapporto più intimo. E comunque io non prendo mai appunti quando parlo col Papa. Mi ricordo tutto. Non come il direttore del Corriere, de Bortoli, che mi dicono sia arrivato in Vaticano con diversi registratori, nel timore di scordarsi qualcosa”.