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L’#ORAICS: “SMENTITI I GUFI” È l’attacco della conferenza stampa con cui Matteo Renzi ha annunciato il decreto sull’Irpef approvato in Cdm per dare 80 euro in busta paga ai dipendenti da maggio (Corriere). Nessuna slide, ma 10 tweet con l’hashtag #oraics, pubblicati in diretta sull’account Palazzo Chigi, per esporre le decisioni:
*80 euro in busta paga per 10 milioni di italiani, da 8 mila euro a 26 mila di reddito annuo. Un misura “strutturale”. Rimandato invece, a data da destinarsi, l’intervento sugli incapienti e gli autonomi. Risultato: niente sconti sotto gli 8 mila euro;
*taglio del 10% dell’Irap in via strutturale;
*cinque auto blu per ministero;
*nessun intervento su sanità e caf
*tetto a 240 mila euro per gli stipendi pubblici (magistrati compresi);
*spese di enti locali e centrali online entro 60 giorni o taglio a trasferimenti.
*coperture: 6,9 miliardi nel 2014, 14 nel 2015. Per comprimere l’Irpef l’anno prossimo ne basteranno 10, gli altri 4 potranno utilizzarsi per altri interventi: “Un sogno”, commenta Padoan. Dalla Difesa all’editoria, dalle banche alla Rai, dalla lotta all’evasione allo sblocco dei debiti della PA: ecco da dove arriveranno i soldi (Rep).
Coraggio e dubbi Titola l’editoriale di Dario Di Vico sul Corriere: Renzi “ha immesso nella politica italiana un mix di energia”, ma abbiamo “hasthtag e non un testo completo”. E le coperture “sembrano frutto di un bricolage”. Renzi non è riuscito “a rispettare gli impegni presi il 12 marzo con i cittadini né a fare un’operazione razionale di riduzione delle tasse sul lavoro”, scrive Boeri su Repubblica.
Il premier ha “mantenuto l’impegno, ma il modo in cui si danno quei soldi fa emergere non pochi dubbi. La copertura dal 2015 è rinviata alla legge di stabilità”, scrive nell’editoriale il vicedirettore del Sole 24 Ore Fabrizio Forquet.
Prove di ascolto Le manovre di Renzi sono “il risultato di una politica di ascolto del distacco e del malessere” italiani, scrive Federico Geremicca su La Stampa.
Manovra di sinistra Bei e De Marchis su Repubblica raccontano gli ostacoli che da Via XX Settembre il premier ha superato, per non far affondare la sua “manovra di sinistra”.