Era partita male la giornata. Sulla falsariga di quelle che le avevano precedute. Alcuni retroscena su alcune trattative di lavoro avevano complicato un quadro che era già complicato di suo. Dei due incontri previsti a Milano, uno avrebbe dovuto porre le basi per nuovi ricavi e l’altro avrebbe potuto essere di evasione. Di grandi risate. E invece, il primo ha figliato nuovo lavoro che si somma a vecchio lavoro senza una concreta prospettiva di redditività. E il secondo è stato di una camurria incredibile.
Proprio mentre stavo per fare ritorno a Torino come un pacco inviato a mezzo posta pneumatica, ecco che nello scorrere delle mail trovo quella di Valeria. Valeria è il mio angelo custode all’interno della redazione di questo sito. E mi comunicava che uno dei miei ultimi pezzi aveva avuto un boom di visite. La qual cosa dimostrava ancora una volta che io del web proprio non capisco niente. Quelli che vanno peggio, infatti, sono i pezzi che a me piacciono tantissimo. E di certi insegnamenti uno dovrebbe fare tesoro. E siccome, infilato com’ero dentro il pacco scaraventato a trecento all’ora, proprio non riuscivo a rispondere perché i capelli mi finivano davanti agli occhi, a Valeria rispondo adesso. E le dico grazie. Per l’attenzione che mi dedica.
Dopo che sono stato vomitato alla stazione di destinazione, almeno il treno aveva mangiato me, mentre io non avevo ancora neanche mangiato, il programma prevedeva una telefonata alla Regione Sicilia. Avevo il freddo alla schiena. Dopo la mattinata che avevo avuto, non osavo immaginare quale potesse essere il contorno al fiele che masticavo amaro. La mail di Valeria, però, mi aveva dato giusto quella piccola sterzata di umore che, preso coraggio, chiamai. Voi non ci crederete ma neanche uno sceneggiatore può immaginarle certe cose. Dall’altra parte della cornetta piglia e mi risponde la Signorina Armonia. Quindi, una Dea. Altro che Pautasso e Mandelli, i cognomi che sanno di compensato e alluminio anodizzato anni 70 del Nord. Avete capito bene. Mi rispose non so se una signora o una signorina che di cognome faceva A r m o n i a. Con l’accento sulla “o”.
Essendo scunciurutu, ovvero che mi piace parlare un poco a vanvera, prima di arrivare al dunque, cioè di spiegarle il motivo della mia telefonata, attaccai con la mitologia. Le chiesi perciò di Ares e pure di sua mamma Afrodite. Ci dissi di come fosse curioso che la figlia di Ares era finita a lavorare all’Ars. Che insomma eravamo di fronte a un caso di nepotismo divino.
Insomma, ci siamo fatti un poco di risate. Le ho anche detto, dato che di divino non aveva solo i modi ma anche la voce, bassa con le vocali che erano praticamente filazze per quelle latitudini, che doveva candidarsi per qualche programma radiofonico. Che, insomma, io se non era che avevo da farmi passare il suo principale, sarei rimasto fino al tramonto al telefono, o almeno fino a quando qualche altro Dio non mi avrebbe tirato qualche cosa in testa. Mi passò chi di dovere che era, per sfatare i consueti luoghi comuni, al suo posto. E il principale mi rassicurò che le carte, insomma, il tutto procedeva secondo l’iter. Cosa volere di più.
E così, e chiudo, nel rispondere “No” alla domanda con cui Valeria si congedava nella mail, non posso che augurarmi che Armonia figli altre dee come lei. Agave, Autonoe, Ino e Semèle.
Valeria e Armonia, una Dea all’ARS.
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