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Ecco perché Veneto Banca si rivolta contro la Vigilanza di Bankitalia

Standing ovation per il presidente uscente Flavio Trinca, dimissionario da Veneto Banca insieme a tutto il cda. Al suo posto Francesco Favotto, professore di Economia all’Università di Padova, da oggi in aspettativa. Ma per i quasi seimila soci riuniti a Volpago del Montello l’addio di Trinca è stato doloroso. Il presidente, nel corso dell’assemblea dell’istituto, ha ripercorso gli ultimi mesi dell’azienda, oggetto di due visite ispettive della Banca d’Italia.

BANKITALIA SGRADITA

Visite durate otto mesi e ritenute eccessive sia in relazione al trattamento riservato ad altre banche, sia rispetto ai numeri, solidi dell’istituto di Montebelluna. Insomma, a Trinca quello di Bankitalia è apparso come un accanimento: “Ragioni ingiuste, ingenerose e offensive della nostra reputazione di persone per bene. Il rapporto ispettivo della Vigilanza ha interpretato la realtà in modo distorto e strumentale per favorire un’aggregazione”. Non necessaria, visto il “percorso di crescita che dal 1997 a oggi ha portato Veneto Banca ai vertici del sistema italiano”. L’ad uscente Vincenzo Consoli, che nei prossimi due anni farà il direttore generale, in assenza di un sostituto, ha aggiunto che le ragioni delle dimissioni si basano su “appunti della Vigilanza che ritengo ingiusti, non fondati, sproporzionati e sicuramente eccessivi. Mi hanno dipinto come accentratore, duro, padre-padrone. Un manager non si misura sulla spigolosità del carattere, ma sulla capacità di raggiungere gli obiettivi e su questo penso che nessuno possa fare alcun appunto”. E quanto all’aggregazione con la Popolare di Vicenza per dar vita a un fantomatico polo bancario del Nord Est, Consoli la ha definita un’ipotesi “sbagliata sotto il profilo industriale almeno tre volte: è sbagliata per i soci, è sbagliata per il territorio ed è sbagliata per i dipendenti”.
Nella stessa scia si è inserito il discorso del governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha parlato di “attacco senza precedenti all’identità e all’autonomia” e ha sottolineato “la necessità di mantenere i centri decisionali nel Veneto”.

I NUMERI DI VENETO BANCA

Molti gli applausi per Trinca che non ha risparmiato strali a Bankitalia, rivelando che “con un incontro romano che ci è stato caldeggiato senza nemmeno una nota scritta, volevano imporci una aggregazione a condizioni inaccettabili, con la governance a Vicenza e tutti a casa”. Una posizione tanto più sincera visto che l’ex presidente ha risposto positivamente alle richieste di via Nazionale considerate ricevibili, dalla vendita di asset strategici, alla riduzione del Cda a 11 membri, al rafforzamento delle rettifiche. E le critiche di Trinca e Consoli si basano anche sui numeri. Le sofferenze lorde sono cresciute del 6,16%, nel sistema Italia del 6,68; gli impieghi sono scesi dell’1,7% contro il 134,2% della media di sistema. “Nel rapporto ispettivo ci accusano che non siamo in grado di dare credito, ma lo diamo esattamente come gli altri: il nostro indice dei crediti non performing sul totale è al 12,8%, quello della BpVi al 12,7%, Monte Paschi al 16%, Carige a 114,3%, solo per citare istituti simili al nostro”.

LA POSIZIONE DI ZONIN (POPOLARE DI VICENZA)

Dal canto suo Popolare Vicenza, ovvero l’altro possibile polo della fusione, ha dichiarato che non intende porsi in modo ostile. “Tutto il mondo bancario deve sapere – ha detto il presidente della Popolare Vicenza Gianni Zonin – che noi non faremo mai un’Opa ostile a nessun’altra banca, tanto meno ad una popolare”. Intanto però dopo aver acquisito Etruria e Marostica mette nel mirino un terzo istituto, la Cassa di Risparmio di Ferrara.

IL FUTURO DI VENETO BANCA

Quanto a Veneto Banca, ora il nuovo Cda lavora alla strategia. Per la cessione di Bim sarebbe già arrivata una proposta impegnativa, anche se l’identità del compratore è top secret. Poi c’è la questione ricapitalizzazione, dell’ammontare di 500 milioni da lanciare prima dell’estate e a favore dell’indipendenza saranno gli imprenditori locali a intervenire apportando capitale. Resta qualche dubbio sulla compiszione del Cda, i cui memebri sono imprenditori e accademici e Consoli è l’unico uomo con una lunga esperienza nel mondo della banche. I soci, in ogni caso, li attendono alla prova dei fatti.


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