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App gratis per smartphone e tablet, l’Antitrust indaga sugli app store

Secondo l’Antitrust le app gratis per smartphone e tablet per cui bisogna pagare se si vuole continuare a usarle violerebbero le condizioni di trasparenza

Chi non possiede uno smartphone è ormai considerato quasi un retrogrado, pochi sono infatti coloro che ancora riescono a resistere al fascino della tecnologia e alla comodità di poter navigare in mobilità in ogni luogo. Anche chi ancora non si è messo tecnologicamente in pari con il resto della società, una volta comprato uno smartphone in un normale negozio e attivato un piano tariffario adatto, potrà da subito sfruttare al massimo tutte le possibilità dell’internet mobile o scaricare un’infinità di app gratis o a pagamento. Per scegliere l’offerta migliore ci si può affidare a internet, dove è possibile porre le tariffe per cellulari a confronto e selezionare la migliore, oppure optare per uno dei tanti pacchetti promozionali ‘martphone + scheda SIM , che include un servizio di traffico prestabilito.

Sono molte le compagnie telefoniche che danno l’opportunità ai propri clienti di pagare, in una sola quota mensile, la rata di uno degli ultimi modelli di smartphone insieme al costo di un’offerta che di solito include chiamate, sms e traffico internet. Dopo aver acquistato lo smartphone, quindi, potrete gettarvi a capofitto nello sterminato mondo delle app gratis che, tuttavia, almeno secondo l’Antistrut, avrebbe più di un lato oscuro. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, infatti, ha aperto un’indagine su quelle app gratis per smartphone, soprattutto giochi, che per continuare a essere utilizzate richiedono in seguito un pagamento.

Nella maggior parte dei casi queste applicazioni gratuite, siano esse giochi o software di altro tipo, all’interno nascondono delle sconvenienti sorprese: dopo aver scaricato l’app gratis del gioco che ci interessa ed esserci appassionati talmente tanto da averci speso diverse ore, infatti, scopriamo che per proseguire il videogame è necessario sborsare denaro reale. E questo può valere anche con applicazioni gratuite che non siano giochi: semplicemente, a un certo punto, per accedere al servizio ci verrà chiesto di acquistare obbligatoriamente la versione premium.

Oltretutto, almeno nel caso delle app gratis di giochi per smartphone o tablet, per andare avanti è necessario comprare “monete” o altri oggetti particolari utilizzabili nel gioco che però non permettono di accedere a contenuti facoltativi ma risultano invece fondamentali per la prosecuzione del videogame stesso. Una pratica subdola che, dopo averci fatto appassionare a un contenuto ce lo propone a pagamento. Una tecnica che viene sfruttata soprattutto con i bambini che a suon di capricci costringeranno i genitori a effettuare l’acquisto.

Ma la scorrettezza è ancora peggiore quando ai bambini basta un click per acquistare questi oggetti, indispensabili per proseguire con il divertimento, attingendo direttamente dalla carta di credito connessa allo smartphone o al tablet di mamma o papà. Il genitore che in buona fede aveva scaricato l’app gratis per il figlio si trova addebiti mai autorizzati sul proprio conto. In più, spesso, smartphone e tablet conservano la password dell’app store ed è quindi sufficiente che un bambino clicchi su acquista per effettuare la transazione senza che gli venga richiesta nuovamente la password.



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