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Boldrin, Giannini, Tabacci e i perché della sberla incassata da Scelta Europea

C’è di sicuro una lista sconfitta a queste Europee. E’ Scelta Europea, la lista formata da Fare di Michele Boldrin, Centro democratico di Bruno Tabacci e Scelta Civica di Stefania Giannini.

Il risultato inferiore all’1% non lascia spazio a dubbi e ad equivoci: l’insuccesso è chiaro e incontrovertibile. Certo, alcuni fattori vanno considerati per valutare in maniera equanime i numeri striminziti: gli umori anti euro che hanno influenzato il voto e che non potevano non penalizzare i vessilliferi dell’euro; il riformismo per certi versi protomontiano di Matteo Renzi che ha tagliato l’erba al riformismo di montiani, boldriniani e tabacciani; l’atarassia dell’ex premier Mario Monti che non solo non ha sostenuto la lista, ma ha fatto trapelare la sua apatia e a pochi giorni prima del voto con una intervista al Corriere della Sera ha parlato da analista, snobbando del tutto ogni riferimento alla lista Scelta Europea.

Ma il risultato è troppo esiguo per cercare attenuanti, in casa dei montiani. Per questo è apprezzabile l’analisi senza troppi giri di parole del senatore montiano Pietro Ichino, che tenta di dare merito a Scelta Civica del riformista renziano e prefigura un ritorno alla professione dopo l’esperienza parlamentare.

Evidentemente il sapore di maionese impazzita che poteva emanare la lista Scelta Europea, come avanzato in alcuni commenti su Formiche.net, vista l’eterogeneità fra ex dc come Tabacci, turbo liberisti come Boldrin e terzismo para renziano dei montiani al governo, è stato avvertito dagli elettori.

D’altronde l’odissea della formazione lista è stata emblematica di dissidi non troppo sopiti non solo fra i tre principali partiti che hanno dato vista alla lista liberaldemocratica Alde sotto il logo di Scelta Europea, ma anche di una insofferenza della galassia dei movimenti liberali nei confronti di una lista progettata più per cercare di superare la soglia del 4% che per dare respiro a un progetto ampio di partito laico e liberale, che poteva contare peraltro su percentuali non del tutto irrisorie, anzi, di Scelta Civica e pure di Fare per fermare il declino alle scorse Politiche.

A riprova della maretta sottotraccia, ecco un botta e risposta avvenuto nelle ore prima del voto tra Alessandro De Nicola, avvocato ed editorialista del quotidiano Repubblica, nonché neo consigliere di amministrazione di Finmeccanica, che come uno dei fondatori del movimento Ali ha scritto questo sabato scorso su Facebook:

Scelta Europea non è casa mia. É un autobus un po’ scalcagnato con viaggiatori eterogenei, alcuni bravi, idealmente affini e perbene, altri inguardabili, altri ancora mediocri o con idee diverse dalle mie. Però bucare le gomme a questo autobus che comunque ha idee migliori del resto del mazzo e farlo andare fuori strada vorrebbe dire accoppare anche quei viaggiatori con i quali si può fare un pezzo di strada verso il Sol dell’Avvenire. Sinceramente non vedo quadrate legioni liberiste le quali, pronte a riprender la pugna dopo il tracollo e risorgendo come l’Araba Fenice, riescano a convincere il paese della bontà di Hayek, Nozick e Popper, ripartendo da zero: si tratta di fantasie ingenue, a volta urlate ma slegate completamente dalla realtà.
Ho deciso che voterò e nella mia circoscrizione di Nord-Ovest esprimerò la preferenza per Enrico Musso II sincero economista liberale, colto, con uno spirito encomiabile da public servant e coordinatore di Italia Aperta. Scriverò anche Gemma Mantovani, avvocato, entusiasta aderente della prima ora di ALI, combattiva, preparata, perbene.
Per i miei amici che sbagliano clamorosamente e votano PD segnalo loro Alessia Mosca, é brava e non-socialista, che per un PD é il massimo del complimento…”

Ecco il tweet di Michele Boldrin, leader di Fare:

 

De Nicola non ha degnato di risposta Boldrin. Intanto sulla pagina Facebook di quest’ultimo fioccano i commenti al seguente post:

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