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C’era una volta Torino, c’era una volta lo stile. Il dito non voleva

Carlo Di Benedetti, l’ingegnere, torinese uno che nella scelta della rappresentanza politica ha dimostrato di aver gran fiuto appoggiando Veltroni prima, Bersani poi e Renzi oggi, – lunedì a Mix 24 ha detto di Renzi che non è furbo ma intelligente, che è una spugna e ha una quantità di energia che non ha incontrato in nessun altro -, giusto qualche giorno fa di Fassino aveva detto che lo vedrebbe bene al Quirinale. Lui Piero Fassino, attuale sindaco di Torino, il comune più indebitato e inquinato d’Italia, il secondo più inquinato d’Europa roba che Taranto al confronto è una riserva naturale, per ringraziare il Presidente del Gruppo l’Espresso dell’endorsement ha utilizzato una forma di comunicazione assai innovativa, molto più incisiva di un tweet. Il dweet, quello medio. Sembrava Goose in Top Gun il nostro Fassino, anche nell’impaccio con cui cercava di spiegare le ragioni dell’accaduto. Ricordate come diceva Goose: – Il dito non voleva-. Ecco.
Non riesco proprio a spiegarmi perché mentre tutte le specie animali, nel loro sviluppo evolutivo, si irrobustiscono selezionando la propria discendenza perché sia più forte e capace di conservarsi, l’uomo e in particolare quello che vive sulla nostra penisola non fa altro che selezionare il peggio che la propria natura animale ha prodotto.



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