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Civiltà Cattolica tifa Renzi

Il governo Renzi “recupera lo spirito della Costituente”. Civiltà Cattolica promuove per diversi motivi la riforma del Senato made in Matteo e suggerisce qualche consiglio.

Dopo tante stroncature e critiche alla via delle riforme pensata dal premier, arriva dunque un endorsement extra politico, anche se non extra Palazzi.

Non è la prima volta che la rivista diretta da padre Antonio Spadaro si occupa del premier. Già a marzo, nel fare gli auguri al nuovo arrivato a Palazzo Chigi, erano state poste cinque condizioni per accordargli la fiducia, con un giudizio conclusivo aperturista. Oggi il focus è sulle riforme.

I MERITI
“A distanza di molti anni, la rilettura dei lavori della Costituente fa emergere che il sistema bicamerale perfetto degli articoli 55 e seguenti della Costituzione è stato ‘il compromesso infelice’ di posizioni politiche inconciliabili tra loro”, si legge nell’analisi firmata da Francesco Occhetta sull’ultimo numero.
“Secondo il costituzionalista Barbera, la struttura del Parlamento è nata ‘non sulla base di un disegno preciso, ma, nella sostanza, per una serie di no: no alle ipotesi monocamerali; no al Senato delle Regioni; no al Senato corporativo”, fa notare ancora il gesuita secondo il quale pensare “a un Senato che sia il ponte tra lo Stato e le Autonomie locali e il luogo della ricomposizione dei conflitti politici” fa recuperare all’esecutivo lo spirito della Costituente.

Tra i meriti di Renzi individuati da Civiltà Cattolica, c’è quello “di proporre due riforme condivise in dottrina: il superamento del bicameralismo perfetto e lo sganciamento del Senato dal rapporto di fiducia al Governo. Questo permetterà, come dimostra l’esperienza delle democrazie moderne piu’ avanzate (Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Usa), di creare una Camera politica basata sulla dialettica tra maggioranza e minoranza”.

I RILIEVI
La rivista non risparmia al presidente del Consiglio alcuni rilievi. Poco convincente è la divisione dei poteri prevista dal ddl del governo: “Sarebbe sufficiente dare un ruolo chiaro al Senato almeno in quattro aree: per le decisioni finalizzate alla formazione e all’attuazione degli atti normativi dell’Unione europea; per l’approvazione delle leggi costituzionali; per eleggere il Presidente della Repubblica; e per eleggere una maggioranza dei membri della Corte Costituzionale, in modo da evitare un peso eccessivo della maggioranza di Governo sull’organo di garanzia”.

I SUGGERIMENTI
Civiltà Cattolica consiglia poi qualche direzione di marcia all’esecutivo: “La forma di Governo potrebbe evolvere verso il Premierato alla tedesca, mentre il Presidente della Repubblica continuerebbe a essere un organo super partes votato con un quorum ampio. Il Senato proposto da tale riforma non è compatibile con uno Stato presidenziale, perché il potere sarebbe consegnato alla maggioranza politica che rappresenta la minoranza del Paese”.

O inversione di marcia, nel caso dell’Italicum che per i gesuiti mal si concilia con il Senato così riformato. Questa la loro ricetta: “Una buona legge elettorale che favorirebbe governabilità senza sacrificare la rappresentanza rimane l’uninominale, a uno o a due turni, o il proporzionale corretto”.

Ciò che è “doveroso” inoltre, fanno notare, “quando si decide di ricostruire un muro portante dell’edificio della Costituzione come è il Senato, è pensare contemporaneamente alle garanzie, come quella di estendere l’accesso alla Corte Costituzionale anche alle minoranze parlamentari e ai singoli cittadini, e di ampliare i poteri di controllo del Presidente della Repubblica”. E soprattutto, sempre richiamando la stagione della Costituendo, occorre ricordarne il metodo: “Condivisione politica dei contenuti, pazienti mediazioni tra le forze politiche e sociali e un telo comune che richiami alle finalità dell’Ordinamento democratico”.



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