Intervento al Seminario Internazionale di Studi Europei su “L’integrazione europea nel Sud Est Europa”
La debolezza politica dell’Europa ha permesso una deriva finanziaria selvaggia rispetto all’economia reale. E appare molto modesto anche il ruolo dell’Europa sulla scena politica internazionale; continuano i conflitti nelle zone dell’Est Europa, del Mediterraneo e del Medio Oriente; anche i Balcani ancora non sono completamente stabili, spesso arginati da fondamentalismi religiosi che determinano anche enormi spostamenti di migranti.
L’Europa non ha dato una risposta adeguata alla gravità di questi fenomeni, ma anche l’Italia non brilla certo in politica estera, soprattutto in questi mesi.
Solo venti anni fa la Regione dei Balcani era un luogo flagellato da guerre e spargimenti di sangue. L’Unione Europea deve quindi continuare a dare assoluta precedenza, in questa Regione, a pace, stabilità e riconciliazione. Sono stati fatti sicuramente passi in avanti: l’anno scorso la Croazia è diventata il 28° Stato membro dell’Ue, e adesso vota per l’elezione del Parlamento Europeo; sono iniziati i negoziati in merito all’adesione all’Unione del Montenegro e presto partiranno anche con la Serbia, a seguito dello storico accordo con il Kosovo.
Tuttavia in alcuni Paesi come la Bosnia e la Macedonia la presenza dell’Ue deve essere più efficace e la sua politica più concentrata sull’incoraggiamento al dialogo politico e sociale e alla formazione del consenso spesso minato da tensioni interetniche e sfiducia fra le comunità. Tali divisioni rappresentano una minaccia alla stabilità politica e sociale a lungo termine. Una Regione confinante, strategica per il nostro Paese, che merita maggiore attenzione anche da parte dell’Italia, se finalmente saprà riscoprire l’importanza della politica estera.