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Intesa, Unicredit, Mps, ecco come Draghi penalizza le banche italiane

Draghi, Bce, vigilanza

“Il segnale attenti al cane è un deterrente per i ladri, anche se il cane è un chihuahua”. Così si apriva la Lex Column del Financial Times all’indomani della pubblicazione, da parte dell’Eba, dei criteri e delle metodologie di applicazione degli stress test 2014. “L’Eba ha mostrato quanto grosso e spaventoso sia il cane. E non è un chihuahua”. Dunque, per le 124 banche d’Europa sotto esame, la sfida si fa dura, visti gli stress test dell’Autorità europea sulle banche (Eba).

SOLO ATENE PIU’ A RISCHIO DI ROMA

E lo è di più per le quindici italiane, che pure dichiarano da mesi di aver messo al sicuro (o di aver progettato di farlo, sostanzialmente attraverso aumenti di capitali) bilanci e patrimonio. La bestia nera delle nostre banche si chiama haircut, termine con cui si indica lo sconto rispetto al valore di un’attività data in garanzia, richiesto dal creditore a protezione del rischio di una eventuale minusvalenza dell’attività stessa.

COME FUNZIONA L’HAIRCUT DELLA BCE

In questo caso la “svalutazione” riguarda i titoli di Stato che le banche usano a garanzia per ottenere i prestiti dalla Bce. L’Eba ipotizza, nel caso in cui si concretizzi lo scenario avverso per l’economia dell’Eurozona, una batosta sui Btp che è seconda solo a quella inferta ai governativi ellenici. In particolare, la svalutazione nel 2014 può arrivare al 28% per i Btp oltre i dieci anni, contro il 31,3% delle emissioni greche; al 19,2% (contro il 20,3%) nel 2015 e al 20,7% (contro il 21,4%) nel 2016.

CHI FAVORISCE GLI SCONTI DELLA BCE

Poco sotto si colloca la Spagna, 26% nel 2014 l’haircut sui Bonos, del 17% nel 2015 e del 10% nel 2016. Ma anche la Francia non brilla: sugli Oat la svalutazione ammonta al 24,2% nel 2014, al 17,8% nel 2015 e al 10,6% nel 2016. I Bund, seppur meno bastonati, scontano ugualmente un taglio del valore a due cifre: il 19,6% nel 2014 e rispettivamente il 14,2% e l’8,6% nei due anni successivi. Sconti sotto le due cifre sono concessi solo a economie piccole come Cipro e Lituania e, a partire dal 2015, a realtà restaurate come l’Irlanda.

RISCHIO PAESE ELEVATO PER L’ITALIA

In ogni caso, per l’Italia una svalutazione intorno al 30% potrebbe essere pesante. A fine 2013 Morgan Stanley in un report segnalava che alcuni istituti di credito domestici, tra cui Mps, Ubi, UniCredit, Intesa hanno in pancia una quantità abnorme di governativi e superiore alla media europea, che è pari al 175% del valore del patrimonio netto (TNav). E proprio l’eccessiva esposizione al rischio sovrano aveva provocato un’ondata di declassamenti da parte di Standard & Poor’s.

LO SCENARIO DELL’EBA

C’è da dire che lo scenario avverso immaginato dall’Eba è davvero spaventoso e prevede “un aumento dei rendimenti obbligazionari globali amplificati da una brusca inversione nella valutazione del rischio, soprattutto verso le economie emergenti – si legge nella nota emessa dall’Autorità – un ulteriore deterioramento della qualità del credito nei Paesi con domanda debole; riforme politiche in stallo che compromettono la fiducia nella sostenibilità delle finanze pubbliche; e la possibilità che una mancata riparazione dei bilanci bancari faccia schizzare il costo del finanziamento alivelli inaccettabili”. L’impatto negativo degli choc, che comprendono anche stress nel settore immobiliare commerciale, e il rischio cambio in Europa centrale e orientale, è sostanzialmente globale. E prevede, nell’Ue, a una deviazione cumulativa del Pil rispetto alla scenario base di -2,2% nel 2014, di – 5,6% nel 2015 e -7% nel 2016 . Per la maggior parte delle economie avanzate, tra cui Giappone e Stati Uniti, l’impatto sul Pil è compreso tra il 5-6.

LE BANCHE SOTTO ESAME

Lo stress test sarà condotto su un campione di 124 banche che rappresentano almeno il 50% di ogni sistema bancario nazionale. La gestione dell’esercizio comporterà una stretta collaborazione tra l’Eba e le autorità competenti a livello nazionale, compresa la Banca centrale europea. L’Eba sarà responsabile di coordinare l’esercizio in collaborazione con la Bce, mentre le autorità nazionali si occuperanno di controllare la qualità dei risultati e di individuare e attuare ogni misura necessaria. Si tratta “di uno strumento “robusto ed efficace per le autorità di vigilanza per affrontare le residue vulnerabilità nel settore bancario dell’Ue”, ha dichiarato il presidente dell’Eba Andrea Enria. E le banche, soprattutto a Sud di Berlino, farebbero bene a stare in allerta. Finalmente.



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