La produzione industriale è calata a sorpresa a marzo, di -0,5% m/m. E’ la seconda flessione consecutiva dopo quella di febbraio (rivista al rialzo di un decimo a -0,4% m/m), e la terza negli ultimi quattro mesi. L’output accelera su base annua (a 1,1% da 0,4% precedente) in termini grezzi, ma torna in territorio negativo se corretto per i giorni lavorativi (a -0,4% da +0,4% di febbraio). Il livello della produzione resta in (lieve) ripresa dai minimi di agosto, ma è più basso di oltre il 25% rispetto al picco pre-crisi (toccato nell’agosto del 2007).
CALO GENERALIZZATO
Il calo è generalizzato a tutti i raggruppamenti principali di industrie con la rilevante eccezione dei beni strumentali (+0,6% m/m; anche gli indici di fiducia segnalano una miglior tenuta di questo comparto). In decisa flessione i beni di consumo (-3,2% m/m), in particolare non durevoli (-3,4%: è la diminuzione più accentuata da quasi un anno e mezzo), un segnale che le imprese non vedono ancora segnali di recupero per la domanda finale delle famiglie. Arretra per il quarto mese consecutivo l’energia (-0,5% m/m).
ATTIVITA’ ECONOMICA
Per quanto concerne il dettaglio per comparto di attività economica, nel mese si nota una caduta significativa in alcuni settori legati all’export come l’industria tessile (-4,4% m/m), farmaceutica (-2,4% m/m) e alimentare (-1,8% m/m). Ciò potrebbe essere dovuto all’effetto sulle vendite verso i Paesi al di fuori dell’eurozona del cambio forte (mentre le esportazioni verso i Paesi dell’eurozona sono sì in recupero ma non risultano ancora trainanti). Gli unici comparti in positivo risultano la fabbricazione di mezzi di trasporto (+3,6% m/m; segnali di ripresa del settore si erano visti già dal dato di contabilità nazionale di fine 2013), l’industria del legno, carta e stampa (+1,6% m/m) e quella metallurgica (+1,3% m/m), oltre alla fornitura di energia elettrica, gas, vapore e elettricità (+0,6% m/m) e di apparecchiature elettriche (+0,5% m/m). Anche su base annua lo spaccato per settore è molto differenziato: emergono in positivo, grazie al rimbalzo messo a segno nel mese, la metallurgia (+7,5% a/a), la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,1% a/a) e l’industria del legno, carta e stampa (+5% a/a), mentre i comparti maggiormente in rosso risultano la fornitura di energia (-12,1% a/a), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi (-8,4% a/a) e le apparecchiature elettriche (-8,1% a/a).
PRODUZIONE INDUSTRIALE
Il calo della produzione industriale nel mese di marzo in Italia è in linea con quello visto negli altri principali Paesi dell’area euro (Germania -0,2%, Francia -0,7% m/m). Tuttavia, nel caso dell’Italia la distanza dai picchi è massima (-25% contro il -16% della Francia e il -2% della Germania), seconda solo a quella registrata in Spagna e Portogallo (-29% e -26% rispettivamente), e il rimbalzo dai minimi (toccati ad agosto 2013) è assai modesto (+0,3%).
La produzione (destagionalizzata) è aumentata di appena 0,1% t/t nel 1° trimestre, dopo lo 0,5% t/t di fine 2013. Ciò sarebbe coerente con un contributo circa nulla dell’industria al valore aggiunto. Poiché ci aspettiamo un contributo positivo dai servizi, il dato non sposta la previsione di una prosecuzione del trend di ripresa del PIL a inizio 2014, tuttavia segnala rischi verso il basso e mette in dubbio la possibilità di una accelerazione rispetto al +0,1% registrato dal PIL alla fine dell’anno scorso. Inoltre, crea un effetto statistico sfavorevole sul 2° trimestre dell’anno.
POSSIBILE RIPRESA
Riteniamo che lo scenario di fondo resti quello di una ripresa dell’attività economica nel settore manifatturiero, in coerenza con le indicazioni che continuano ad arrivare dalle indagini di fiducia. Dunque a nostro avviso il dato non rappresenta un’inversione di tendenza ed è possibile che già ad aprile si registri un rimbalzo della produzione. Tuttavia, la ripresa si conferma, oltre che modesta, assai poco diffusa (il quadro per settore è molto differenziato: spiccano in positivo i mezzi di trasporto e in negativo l’energia). Il punto è che si fa fatica ad individuare un motore di crescita visto che la domanda interna resta debole, in particolare dal lato dei consumi (mentre si nota qualche confortante segnale di recupero dal lato degli investimenti, in particolare in mezzi di trasporto), mentre l’export verso l’eurozona non è ancora brillante e quello verso il resto del mondo è minacciato dalla forza del cambio. A migliorare significativamente lo scenario può intervenire solo o una ripresa della domanda per consumi (possibile sulla scia degli incentivi fiscali), o una accelerazione dell’export trainata da un rafforzamento della ripresa nel resto dell’eurozona e/o da un deprezzamento del cambio.