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Scenari e prospettive delle elezioni in Egitto. L’analisi di due giornalisti

Dora Abdel Razik, 34 anni, è una giornalista franco-egiziana che da sette anni vive al Cairo e segue sia la politica interna sia il cinema, la sua passione. Nabil el Shoubashy, laureato alla Sorbona, da anni presenta talk show e programmi culturali, figlio di Farida el Shoubashy, scrittrice e commentatrice televisiva di orientamento nasseriano molto amata nel Paese, respira sin dall’infanzia l’impegno e l’interesse per la politica e la società egiziana. Entrambi sono volti di Nile TV, la televisione pubblica egiziana che trasmette in inglese, francese ed ebraico. Ecco la loro testimonianza in una conversazione con Formiche.net.

In Europa si continua a pensare che sia pericoloso viaggiare in Egitto.
Nabil: La situazione dal punto di vista della sicurezza è migliorata, non ci sono più stati grandi attentati. Gli egiziani continuano a vivere la loro vita. Dopo la bomba contro i turisti coreani qualche mese fa non è più accaduto nulla. Gli appelli a non recarsi in Egitto sono eccessivi. La situazione è calma dovunque, tranne nel nord del Sinai che per altro è la zona meno turistica della penisola. In passato ci sono stati attentati molto più grossi, come quelli a Sharm el Sheikh, ma i Paesi europei non si comportarono in modo così allarmistico. Spesso ho l’impressione che i giornalisti descrivano un altro Paese.

Il governo controlla il territorio?
Nabil: Il problema in Egitto è che spesso si previene poco. Basta dire chiaramente di non andare nel Nord Sinai, ma che resto del Paese è sicuro. Meglio ammettere che ci sono dei problemi in alcune zone e dire andate nelle altre.

Dora: I miei amici che vengono in Egitto rimangono sorpresi da quanto la situazione sia tranquilla e su come i media europei raccontino un altra storia. È ora di dire davvero come è la situazione. Il rischio di attentati per altro è più rivolto contro le forze dell’ordine egiziane. La bomba contro i turisti coreani è rimasta un caso isolato.

Nabil: L’Egitto vive di turismo, se i Fratelli Musulmani colpissero questo settore perderebbero quel poco di consenso che ancora hanno.

Hanno ancora molto peso nella società? Dopo le drammatiche condanne a morte decise dal tribunale di primo grado egiziano di centinaia dei loro attivisti, decisione che ha portato a durissime condanne internazionali, il Paese è sembrato impassibile.
Nabil: È difficile oggi dire quale sia ancora il peso che hanno perché molti gli hanno voltato le spalle. Ma loro si sentono ancora una forza politica e sanno che perderanno sempre più consensi se tenteranno di distruggere l’economia del turismo, vogliono giocare ancora un ruolo e non cederanno alla tentazione di atti terroristici che possano danneggiare l’economia. Gli attentati che fanno sono contro le forze dell’ordine, ma non toccano gli stranieri.

Alcune persone di sinistra o liberali che prima erano per Al Sisi adesso non si dicono più certe che lo voteranno. Cosa ne pensate?
Nabil: Io penso che Al Sisi vincerà con un ampia maggioranza e sarà un bene perché dovrà prendere delle decisioni impopolari. L’altro candidato alle presidenziali, Hamdeen Sabbahi, fa dei calcoli aritmetici. Alle vecchie elezioni prese qualche milione di voti e pensa di poterli sommare a quelli degli islamici che non vogliono Al Sisi al potere. Ma penso che sbagli i calcoli perché molti di quelli che lo votarono questa volta sceglieranno il generale.

Dora: Al Sisi vincerà facilmente. Ha un sostegno molto forte perché percepito come salvatore della patria da moltissimi egiziani. Però saper governare bene è un altra cosa, si vedrà dopo il voto se ne sarà capace.
L’ex ministro della Difesa ha convinto molte persone che con lui l’Egitto avrà più sicurezza e istituzioni post rivoluzionarie finalmente stabili. Personalmente, alle ultime elezioni votai per Sabbahi, ma, come molti, sono delusa da lui perché pur di vincere fa l’occhiolino agli islamisti.

Non c’è il rischio che Al Sisi si trasformi in nuovo dittatore?
Dora: Non si può escludere completamente, ma non credo che questo avverrà. Anche perché c’è una costituzione che impedisce più di due mandati presidenziali.

Non è una sconfitta per i rivoluzionari non aver saputo creare un nuova classe politica e doversi affidare di nuovo ai militari?
Dora: Molti rivoluzionari non si sentono vicini né ad Al Sisi né ai i Fratelli Musulmani, ma sono immaturi politicamente.

La politica della magistratura contro il movimento rivoluzionario laico 6 Aprile non rischia di indebolire Al Sisi?
Al di là di come la si pensi, non sposterà troppi voti. Il problema sta nel fatto che i rivoluzionari laici hanno vinto perché il popolo li ha seguiti, adesso non li comprendono più perché li vedono come degli anarchici e la gente vuole sicurezza economica e istituzionale. Il popolo pensa che non abbiano proposte politiche capaci di ricreare un nuovo ordine. Al Sisi è l’unico che per ora riesce ad unire gente comune e molta dell’intellighenzia. È un asso piglia tutto. Avrà il voto sia di chi non ha fatto la rivoluzione, sia di molti che l’hanno fatta. Oggi tutti gli investimenti fatti nel Paese gli fa l’esercito e questo attira la simpatia della gente.

Molti liberali denunciano che tanti loro attivisti vengono arrestati. Non vi è un rischio che la costituzione da poco approvata non venga applicata?
Dora: Ci voleva una legge per mettere dei paletti alle manifestazioni come avviene in tutta Europa, ma certamente la polizia non sa ancora come interagire con la popolazione e spesso ci sono abusi.

Nabil: La polizia ha goduto dell’immunità per moltissimo tempo e spesso è violenta. Passera del tempo prima che impari a rispettare essa stessa la legge. Esiste una polizia sana e una corrotta e violenta come in tanti Paesi nel mondo. Il problema è questo. C’è una tendenza fascista in alcune frange delle forze dell’ordine.

Come fare ripartire l’economia? Se ne parla alle elezioni?
Nabil: L’economia è tenuta in vita dai Paesi del golfo che sanno che l’Egitto è troppo importante per la loro sicurezza. Questi governi hanno fiducia solamente in Al Sisi e lo sostengono a spada tratta. Ma questa situazione non può durare in eterno. Il generale ha comunque chiarito che gli egiziani devono tornare a lavorare. L’Egitto non produce più niente, è un Paese da ricostruire di sana pianta. Dobbiamo ripartire dalle fabbriche e dall’agricoltura. Per esempio in passato eravamo un Paese che produceva un ottimo cotone. Tutte le grandi imprese fatte da Nasser sono state distrutte, dobbiamo essere consapevoli di questa verità.

Ci sono piani per far arrivare capitali stranieri in Egitto?
Dora: Fin quando non ci sarà stabilità politica i capitali non torneranno, si vedrà dopo le elezioni. Abbiamo comunque molti bravi economisti con le loro idee.

Molti Paesi africani come Nigeria, Angola e Sud Africa crescono, l’Egitto ha una visione del suo ruolo in Africa?
Nabil: L’Africa si è sentita un po’ abbandonata dall’Egitto, oggi per fortuna la situazione sta cambiando e il governo ha cominciato a mandare in tanti Paesi africani ottimi ambasciatori. Per essere una potenza regionale bisogna essere presenti in Africa. Mubarak era un mediocre e ha lasciato l’Africa alla Libia, oggi si sono accorti dell’errore. Potenze come la Cina sono molto attente alle dinamiche africane, non possiamo non noi.


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