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Mediobanca Securities: Italia più tonica dopo le Europee e con le prossime misure di Draghi

Il voto di protesta vince ovunque. La squadra degli analisti di Mediobanca Securities, capitanata da Antonio Guglielmi titola così un report rilasciato oggi in cui spiega quali conseguenze ci saranno per l’economia e soprattutto per il settore bancario.

IL REPORT POST ELETTORALE

“Le elezioni europee hanno confermato l’exploit ampiamente atteso del voto di protesta – si legge nel report – l’Ukip ha ottenuto il 29% delle preferenze nel Regno Unito, il Fpoe è al 20% in Austria, l’M5S al 21% in Italia, il Front National al 25% in Francia, il Danish People Party al 23% in Danimarca, il Kpn al 7% in Polonia, il Podemos all’8% in Spagna, la lista Tsipras è primo partito in Grecia al 26%, e anche Afd ha ottenuto un rispettabile il 7% in Germania. Come risultato di questo successo senza precedenti, il voto di protesta si tradurrà in 130-150 seggi al Parlamento europeo contro i 64 che detiene attualmente. Tuttavia, il PPE con 211 seggi (contro 274) e i socialdemocratici con 171 (contro 193) rimangono i due partiti di maggioranza a Bruxelles”.

LE CONSEGUENZE POLITICHE

La prima conseguenza di questi risultati è che il governo di coalizione ampiamente sperimentato nei periferici sarà la soluzione scelta anche in altri Paesi dell’Ue e anche a Bruxelles. “Ed è un bene per il mercato – commenta Guglielmi – Tale cooperazione forzata tra i partiti tradizionali equivale a uno scenario da bicchiere mezzo pieno per il mercato: il risultato elettorale infatti fornisce il pretesto ideale per implementare misure pro-crescita sul fronte della domanda, diminuzione dell’austerità, e cambiamenti al Fiscal Compact al fine di contenere il voto di protesta. Se invece i governi decideranno di ignorare il voto di protesta a tirare dritti sulla strada filo tedesca dell’austerity il rischio e’ che tale protesta metta a rischio la stabilità dei governi esistenti, facendo pressione soprattutto su Regno Unito, Francia e Grecia”.

FRANCIA E REGNO UNITO A RISCHIO

È soprattutto in Francia e nel Regno Unito che le elezioni europee hanno aperto il vaso di Pandora. “Con il suo 25% dei voti, il Fronte Nazionale ha relegato il Partito socialista di Hollande al 15%. Inevitabilmente, Marine Le Pen farà leva sul suo successo, facendo lobbying per anticipare le elezioni nazionali e portando il Paese verso l’instabilità politica. Altrettanto in Regno Unito: il successo di Farage ha aperto un nuovo panorama politico in grado di mettere a dura prova il governo di coalizione di Cameron. In Grecia, il successo di Tsipras potrebbe innescare un cambiamento di leadership nel Pasok, mettendo ulteriore pressione sul governo. Anche se le prossime elezioni in Grecia non sono previste fino al 2016, è possibile che vengano anticipate a febbraio contestualmente alle nuove elezioni presidenziali: è necessaria una maggioranza del 60% per evitarle”.

ITALIA AL RIPARO DA SCOSSONI

Resta al riparo dagli scossoni della protesta l’Italia, dove il successo stellare di Renzi è una tale buona notizia da far passare in secondo piano tutto il resto. “Indubbiamente l’Italia è stata vista da molti come l’elefante nel negozio di cristalleria – continua Gugliemi – dato che il governo in carica non deriva da elezioni politiche, che le riforme strutturali vanno a rilento e che l’MS5 ha intercettato la protesta montante”. Tuttavia il 41% ottenuto da Renzi ha sgombrato il campo dai dubbi: il popolo ha approvato “la sua leadership in modo significativo, dimostrato che il voto di protesta è contenuto e assicurato una solida piattaforma affinché il governo possa realizzare le riforme promesse. È insolito per l’Italia, ma emerge dalle elezioni come uno dei governi più stabili dell’Unione europea”.

BANCHE SULLA CRESTA DELL’ONDA

Per tutte queste ragioni, e con Mario Draghi pronto a intervenire alla bisogna, mentre le banche si apprestano ad affrontare gli Aqr con coefficienti patrimoniali rafforzati, gli istituti di credito italiani sono “il miglior posto su cui andare lunghi banche nella seconda metà del 2014 – afferma l’analista di Mediobanca – ribadiamo la nostra preferenza per i nomi orientati al Qe. Oggi sono presenti entrambi gli elementi che di recente avevamo addotto a favore della promozione a neutral sul comparto: l’accelerazione sulle riforme con la cooperazione tra partiti derivante dal montare del voto di protesta e la possibilità di un intervento della Bce vista la ripresa troppo fragile”. Gli occhi sono tutti puntati sulla riunione della Bce del prossimo 5 giugno: quando l’Eurotower potrà negoziare con la Germania proprio facendo leva sul risultato elettorale e poi saranno i dati sull’inflazione a determinare velocità e dimensione delle sue azioni.

IL MIX DI DRAGHI

“Un mix di taglio dei tassi, finanziamento per i prestiti e Abs crediamo sia sufficiente a sostenere ulteriormente le banche dell’Ue – conclude Guglielmi – Ribadiamo la nostra preferenza per le banche periferiche e per quelle che beneficiano della politica espansiva, quindi Unicredit, Ubi, Natixis e Ing. Sul mercato italiano, inoltre, a trarre vantaggio dalla Renzinomics saranno le società editoriali come Rcs, L’Espresso e quelle esposte alla domanda domestica come Atlantia, Marr, Gtech, Autogrill”.


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