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Europee 2014, come sono andati i ciellini

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Bonifacio Borruso apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

I ciellini al voto? In ordine sparso. Il movimento cattolico, fondato da don Luigi Giussani esattamente cinquant’anni fa, come già era accaduto alle politiche del 2013, non ha orientato il voto dei propri aderenti, lasciando loro libertà di coscienza. Questa era stata la posizione di don Julian Carron, responsabile nazionale di Comunione e liberazione, che invitava a riflettere sul senso e sulla responsabilità del voto europeo, e così è stato. Certo, alcuni ciellini impegnati da tempo in politica, si sono candidati e si sono rivolti, innanzitutto, ai confratelli, ma è mancata del tutto la mobilitazione che, esattamente trent’anni fa, in un’altra tornata elettorale europea, aveva portato il giovane carneade democristiano, Roberto Formigoni, a Strasburgo con 450mila voti di preferenza nella circoscrizione Nord-Ovest. La stessa dove, nel 2009, un politico ciellino di primo piano, Mario Mauro, avrebbe raccolto 158.245.

COSA E’ ACCADUTO ALLE URNE

Numeri che rendono bene l’idea di quello che è accaduto ai ciellini alle urne domenica scorsa, perché nella stessa circoscrizione, sotto le insegne del rassemblement Ncd-Udc-Popolari italiani, insistevano almeno cinque candidati aderenti al movimento cattolico. Uno era il capolista, Maurizio Lupi, che ha raggranellato 46.395 voti di preferenza, molti dei quali extraciellini, legati alla sua ormai ventennale attività politica nella Dc, nel Cdu, in Forza italia, nel Pdl e quindi ora nel Nuovo centro destra. Lascerà il posto al primo dei non eletti, Massimiliano Salini, cremonese, ma che non è riuscito ad andare oltre i 26.980 voti. Anche il suo risultato non può essere preso a misura dell’impegno, o meglio del disimpegno ciellino, perché Salini, presidente uscente della provincia di Cremona, politico giovane e stimato, era sostenuto da alcune associazioni cattoliche e imprenditoriali, quindi nel suo consenso c’è dell’altro. Rende più l’idea il risultato della legnanese Daniela Colombo, la terza più votata, che ha messo insieme 18.118, pochi di più di Matteo Forte, anche lui di Cl ma amico dello stesso Mauro, arrivato quarto con 18.060, mentre più staccato, il consigliere comunale torinese Silvio Magliano, fermo a quota 7.609.

IL RISULTATO DI DANIELA COLOMBO

Il dato della Colombo è decisivo perché, per effetto del limite di genere alle preferenze, che imponeva almeno un voto a un candidato di sesso diverso sui tre voti espressi. Infatti le indicazioni di voto dei ciellini centristi contemplavano le combinazioni Lupi-Forte-Colombo, Lupi-Salini-Colombo o, ancora, Lupi-Magliano-Colombo. Dunque l’appeal di Lupi e Mauro e degli altri esponenti di Cl impegnati in politica in questo pezzo d’Italia, vale più o meno 18mila voti. Un’ecatombe, rispetto ai voti formigoniani degli inizi o di Mauro solo pochi anni fa, che non erano ovviamente tutti Cl ma certo derivavano dall’impegno di molti in campagna elettorale.

Per capirlo, basta considerare che la sola Fraternità di Cl, ossia l’ambito adulto del movimento, vede risiedere in quest’area del Nord Italia molti, forse la metà, degli oltre 60mila aderenti e che nelle università di queste regioni studiano e vivono migliaia di studenti, anch’essi legati al movimento. Pochi, pochissimi, hanno accordato la preferenza ai confratelli impegnati in politica.

 

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