Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento del direttore Pierluigi Magnaschi apparso su Italia Oggi
Politici e sistema dei media, tutti concorrono a non far conoscere i problemi (o anche solo i fatti) e quindi a non far capire che cosa si dovrebbe fare e chi si dovrebbe scegliere per far meglio. Molti (troppi) giornali hanno interesse a nascondere i problemi. Sarebbe sufficiente tener presente com’è stato spento, in questi giorni, lo scandalo, a danno della democrazia italiana, denunciato dal ministro del Tesoro Usa, Geithner. Per questi giornali infatti l’importante è non disturbare il manovratore, anche se quest’ultimo ha portato sfacciatamente il tram nei pali. Ma, non essendo, quest’ultimo, assolutamente disposto a pagarne le conseguenze, viene lasciato in pace. Ci mancherebbe.
CHI SONO I RESPONSABILI
Ma di questa anestetizzazione non sono responsabili solo i grandi giornali. Se in Italia esistesse un’opinione pubblica attenta ed esigente, anche i grandi giornali sarebbero costretti a raccontare le cose come stanno. Invece, l’opinione pubblica italiana è assopita sui suoi convincimenti di sempre, che vengono vissuti come dei mantra rassicuranti e dai quali non riesce a separarsi. Questa opinione pubblica non vuole delle spiegazioni ma delle giaculatorie che non ne alterino il tran tran.
IL PUBBLICO IDEALE DEI TALK SHOW
È il pubblico ideale del talk show davanti ai quali l’italiano colto (o, meglio, che si considera tale) si assopisce. I più avvertiti ne bevono due o tre ore per sera. Alla fine dei quali, se uno chiedesse loro che cosa hanno appreso di nuovo, ti risponderebbero che uno ha aggredito l’altro o che un altro ancora ha detto delle parolacce, o che la deputatessa era proprio carina mentre l’altra ha messo su un sacco di chili. I più informati parlano del libro di Friedman. Ma se gli chiedi che cosa dice Friedman, ti guardano stupefatti come tu gli avessi sferrato un pugno alla bocca della stomaco. Non basta dire che conoscono un cognome?
UN PASSACARTE PER L’EUROPA
Ecco perché, nella campagna elettorale per la nomina del Parlamento europeo, si parla di tutto (e, in genere, di cose insignificanti) salvo di che cosa si andrebbe a fare a Strasburgo. E ciò anche se il nostro futuro dipende dall’Europa. Il parlamento italiano infatti è ridotto a passacarte dell’Europa: l’80% della sua produzione legislativa consiste nell’approvazione di testi redatti da Bruxelles da alti funzionari eletti da nessuno ed esentasse.